Con la scomparsa di Aldo Ricciardi il Molise perde uno dei suoi interpreti piu’ veri: per circa mezzo secolo ha raccontato in musica e poesia alla gente comune episodi, figure e valori di una civilltà, quella contadina, dell’emigrazione, del sacrificio, che non ha smesso mai di portare nel cuore.
In gioventu’, quando con il suo gruppo musicale “Gli amici del fiume” non esitava a portare ovunque ci fossero emigrati molisani, da Torino e fino oltreoceano quelle strofe semplici ma sentite, quelle armonie essenziali e dolci che parlavano di sentimenti.
I sentimenti che cercava nella gente, a cui raccontava spesso con il semplice ausilio di una chitarra o di una tastiera il suo Molise, di cui andava fiero, a cui aveva dedicato poesie ed inni, composti spesso nella rustica residenza della “Civitella”, in piena campagna, ai margini di Campodipietra, il suo paese.
Ma Aldo non era solo testimone attento di un passato e dei suoi valori. Guardava avanti, coinvolgeva i giovani, i ragazzi. Decine di iniziative con gli alunni delle scuole. Dopo il terremoto, non aveva esitato a mettersi in gioco fisicamente, anche se la salute era già fragile, per caldeggiare il recupero di spazi ed edifici per rafforzare il concetto di aggregazione nel suo paese.
E poi, la sua produzione di cd e video. Da “segni nel tempo”, del 2003, all’ultima sua fatica di qualche mese fa, dal titolo quasi premonitore:
“Nu miragge pe nu luteme viaggie”, un canto al Molise proposto poco prima di Natale.
Testimonianze emozionali di un artista completo che della sua semplicità aveva fatto segno distintivo. Qui lo vediamo nelle immagini di una puntata di Viaggio in Molise, realizzata lo scorso dicembre, dedicata semplicemente ad “Aldo”, il poeta della gente semplice. Ma, come scrisse lui stesso in una canzone dedicata a Spensieri, “un poeta non muore”, cosi come le sue rime.
