Michele Mignogna
In un’epoca in cui protestare, contestare il sistema, andare in qualche modo contro le regole, ti fa diventare un pazzo da rinchiudere, un folle da curare, Marco Cappato, esponente dei Radicali sta portando avanti, quasi in solitaria, una battaglia per l’affermazione dei diritti civili in una Nazione che di civile ha solo il servizio nazionale, e non è nemmeno sicuro. Una battaglia rivoluzionaria quella di Marco, per affermare un sacro santo diritto alla scelta della propria esistenza e della propria fine. Finito sotto processo per aver accompagnato il famoso dj Fabo in Svizzera per mettere fine alla sua esistenza da vegetale (cosi si definiva lui stesso) Marco Cappato è pronto a rischiare la galera affinchè i tanti “dj Fabo” in giro per l’Italia possano, finalmente, ottenere il rispetto fondamentale del proprio diritto di morire, serenamente assistiti, in strutture sanitarie riconosciute. La battaglia di Marco Cappato e dell’associazione Coscioni, della quale è tesoriere, dovrebbe essere una battaglia di tutti coloro i quali credono di vivere in uno Stato civile e democratico. Io sto con Marco Cappato soprattutto perché oggi il dissenso non è tollerato, chi dissente deve fare i conti con le minacce dei politici, della chiesa, dei moralisti da strapazzo, dei salottisti televisivi, chi dissente oggi viene deriso additato come uno che vuole solo rompere i coglioni e basta. Confondendo troppo spesso i leoni da tastiera dei social con chi, come Marco Cappato e tanti altri, difendono i diritti civili di tutti e dei quali non dovremmo nemmeno parlarne.
Decidere in piena libertà e autonomia, di porre fine alla propria vita, nel caso in cui questa ci metta davanti a situazioni drammatiche, in cui non siamo nemmeno più capaci di alzarci da un letto dovrebbe essere un diritto riconosciuto da tutti, in una laicità generale che separa la coscienza cattolica e religiosa dalle reali condizioni fisiche di una persona, per questo e non solo per questo, io sto con Marco Cappato.