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lunedì, Novembre 25, 2024

La rivincita di Fido: dirigente del servizio veterinario rinviato a giudizio. Omessi atti per la lotta al randagismo

AperturaLa rivincita di Fido: dirigente del servizio veterinario rinviato a giudizio. Omessi atti per la lotta al randagismo

di PASQUALE DI BELLO

Rinvio a giudizio con l’accusa di “rifiuto di atti d’ufficio” per un dirigente del “Servizio di medicina veterinaria e Sicurezza alimentare” della Regione Molise. Dal 2007 al 2011, secondo la ricostruzione del Pm Fabio Papa, avrebbe omesso di adottare provvedimenti e stanziare fondi dovuti per la lotta al randagismo.

Non ce ne vorranno i nostri amici a quattro zampe (che preferiamo decisamente a molte iene a due piedi), ma questa che stiamo per raccontarvi è una vera e propria “storia da cani”. Riguarda un dirigente in forza al “Servizio di medicina veterinaria e Sicurezza alimentare” della Regione Molise sulla cui testa pende un rinvio a giudizio per rifiuto di atti d’ufficio. L’interessato, secondo la ricostruzione fatta dal pubblico ministero Fabio Papa, “indebitamente rifiutava e ometteva l’adozione di atti di competenza del detto Ufficio che andavano compiuti, per precise disposizioni normative, per evidenti e ineludibili ragioni di sicurezza pubblica, di igiene e sanità, e di giustizia, senza ritardo”.

La vicenda finita sotto la lente del magistrato ha a che fare col triste fenomeno del randagismo, un problema che ha una serie di ripercussioni in tema di incolumità personale, sicurezza, igiene e salute. Questo, per non tacere di quanto di vergognoso, omertoso e tacito avviene rispetto alla gestione di canili lager e canili sanitari che, quanto a degrado, sovraffollamento, mancate adozioni, maltrattamento e condizioni degli animali, talvolta appaiono più lager dei lager.

Quello che è accaduto è presto detto. Questo signor dirigente, pur sollecitato dal Ministero della Salute, dagli Enti locali, pubblici, sanitari, associazioni animaliste e ambientaliste, volontari e privati, si è costantemente rifiutato di adottare gli atti previsti in capo al proprio ufficio per combattere le belle (si fa per dire) cose di cui abbiamo scritto sopra. E non è tutto, perché lorsignor dirigente evitava anche di stanziare i fondi esistenti e destinati a combattere sempre le belle cose di cui alle righe di sopra.

Scrive il magistrato: “In particolare, non adottava un programma regionale triennale, con piani annuali a stralcio per la definizione degli obiettivi, né stanziava fondi. La situazione cambiava, nella perdurante omissione degli atti dovuti, solo con l’intervento di altro Ente, l’Asrem, nel 2011”. Considerando che questa edificante storia è datata 2007, supponiamo che gli incolpevoli animali potessero risparmiarsi, seppur in parte, ben quattro anni di inferno.

Nell’apprendere e riferire di queste storie, ci chiediamo sempre più che razza di Regione sia diventata questa, una regione che per secoli ha convissuto con gli animali e che, fosse solo per questo, dovrebbe averne maggiore rispetto.

 

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