Contrariamente a quanto annunciato, nel mese di agosto le indennità dei Consiglieri regionali sono aumentate sino a toccare cifre tra i 13 e i 14mila euro. Incassato anche il famigerato articolo 7. Emergono anche altre ombre sui Gruppi regionali, questa volta sotto accusa per l’assunzione incrociata di parenti.
In attesa dell’approvazione della legge presentata dal governatore, Paolo Frattura, e dal presidente del Consiglio, Vincenzo Niro, finalizzata a regolamentare l’articolo 7 della legge numero 7 (finanziaria regionale del 2002), gli inquilini di Palazzo Moffa hanno incassato nei giorni scorsi l’indennità per i cosiddetti «portaborse» relativa al mese di agosto pari a 2.451 euro netti e non rendicontabili. Tale importo si va a sommare, ovviamente, agli stipendi già percepiti, sempre del mese di agosto, che con gli arretrati dei rimborsi per spese di viaggio relative al mese di luglio, hanno determinato un accredito complessivo compreso tra i 13 e i 14mila euro netti per ciascun consigliere regionale in rapporto all’incarico ricoperto e alla distanza della propria residenza dalla sede istituzionale. Dunque, in un mese tradizionalmente dedicato alle ferie estive come quello di agosto, gli inquilini di Palazzo Moffa hanno intascato:
– 8/9mila euro netti di stipendio in rapporto all’incarico ricoperto;
– 2.451 euro netti per indennità portaborse uguali per tutti;
– 2/3mila euro netti per rimborso diaria mese di luglio in base alla distanza del luogo di residenza dalla sede del Consiglio regionale.
Evidentemente, gli impegni sbandierati a più riprese dagli inquilini del Palazzo sulla riduzione delle indennità suonano come una presa in giro per tutti i molisani e, in particolare, per coloro (e sono tanti) che devono eliminare persino un pasto quotidiano per sbarcare il lunario. Tra l’altro, i beninformati sostengono che per arrotondare le entrate, si fa per dire, alcuni consiglieri regionali sistemerebbero i propri familiari diretti (mogli, figli e amanti) nei gruppi regionali diversi dal proprio e in cambio restituirebbero il favore assumendo nel proprio gruppo amici e parenti dei colleghi che si sono prestati alla scandalosa operazione. Se tutto ciò fosse vero, ci sarebbero evidenti responsabilità di natura etica e morale, ma anche penale sulle quali la Procura della Repubblica dovrebbe mettere le mani per eliminare ogni dubbio su eventuali operazioni truffaldine fatte sulla pelle degli elettori e mascherate dal nobile ruolo di rappresentante istituzionale della Regione.