Circolano voci di un possibile ritiro di Frattura dalla vita politica. Qualora il prossimo 16 ottobre il Consiglio di Stato bocciasse la sentenza del Tar Molise che dispone il ritorno alle urne, il leader del centrosinistra potrebbe fare un passo indietro a favore del vicepresidente del Pd, Massimiliano Scarabeo. Una voce che Frattura non smentisce ma nemmeno conferma.
Una sorta di cortocircuito generale pervade la politica molisana in attesa che martedì prossimo il Consiglio di Stato ci dica se il Molise tornerà o no al voto. Da Frattura a Iorio nessuno ne va esente. Partiamo da quest’ultimo che, nel pomeriggio di ieri, ha convocato ad horas una conferenza stampa nel corso della quale ha paventato una sorta di complotto (una “regia” come l’ha chiamata lui) ordito ai fini della distruzione sua personale (distruzione politica) e del Molise. Ne farebbero parte, secondo quanto messo nero su bianco in un comunicato stampa, testate nazionali e trasmissioni televisive che vanno dal Corriere della Sera a Striscia la notizia, sino a Report che domenica sera dedicherà le sue attenzioni al Molise. Una trasmissione ad orologeria, secondo Iorio, tesa a suggestionare o, peggio, a condizionare il giudizio del collegio di magistrati del Consiglio di Stato.
Che su Iorio si siano accesi i riflettori anche quando dovevano restare spenti è un fatto che abbiamo denunciato in tempi non sospetti, stigmatizzando lo sport nazionale di riprendere con anni di ritardo inchieste della stampa locale e contrabbandarle come fresche di giornata. Che qualche testata di grido sul Molise ci marci, anche questo è fuori discussione; come fuori discussione è che qualcosa di storto in Molise deve pure essere andata. Ridurre tutto ad un complotto può essere fuorviante e, per lo steso Iorio, potrebbe rivelarsi un boomerang.
Ma lasciato da parte il Governatore, l’impazzimento e il cortocircuito maggiore ci pare di rilevarlo ancora una volta a sinistra, dove la sindrome di Tafazzi (quella dell’autoflagellazione sugli attributi) pare aver contagiato tutti. Ieri è stata la volta di Massimiliano Scarabeo, vice segretario regionale del Pd, al quale è fuggita dal seno una voce secondo la quale Paolo Di Laura Frattura potrebbe dimettersi da consigliere regionale per fargli spazio. Una staffetta che scatterebbe nel caso il Consiglio di Stato bocciasse la decisione del tar Molise, quella di annullamento delle elezioni regionali, rimettendo in lizza Iorio e l’intero Consiglio regionale. In pratica, se così fosse, il ragionamento di Scarabeo e Frattura sarebbe quello del “lascia o raddoppia”. Se Frattura vincesse in Consiglio di Stato, allora raddoppierebbe la posta lucrando una nuova candidatura a presidente della Regione; se invece risultasse soccombente, farebbe un passo indietro e, con le sue dimissioni, consentirebbe l’ingresso di Massimiliano Scarabeo in Consiglio regionale.
La sola ipotesi che ciò possa essere tra l’ipotizzabile appare inquietante, per una ragione molto semplice: quella di Frattura è stata una candidatura alla presidenza della Regione, obiettivo sfumato per poco ma sfumato. Gli elettori, esattamente un anno fa, hanno scelto Iorio, una scelta che ha un corollario preciso: scegliendo il capo della regione, gli elettori hanno scelto anche il capo dell’opposizione. Un ruolo, quest’ultimo, assegnato a Paolo Di Laura Frattura che, ci pare, non via abbia mai abdicato. Sarebbe quindi contrario non solo alla morale politica (ammesso che ve ne sia una) ma anche alla morale tout court che Frattura, perso il ricorso in Consiglio di Stato, smettesse di giocare prendendo il pallone e portandoselo a casa. Egli ha il dovere, in caso di soccombenza, di restare dove gli elettori lo hanno messo: a capo dell’opposizione. Questa è la fotografia scattata dagli elettori il 16 e 17 ottobre 2011 e questa è la fotografia che, al netto del Consiglio di Stato, dovrà restare esposta sino al 2016. Vogliamo sperare (e non ce ne voglia Scarabeo) che Frattura l’ipotesi dimissionaria non la prenda nemmeno in considerazione, pur avendo in casa un brutto precedente: quello di Roberto Ruta che, perse le elezioni regionali del 2006, non esitò a lasciare la Regione che aspirava a governare da presidente per andare a svernare in Parlamento.
Aspettiamo quindi serenamente il verdetto del 16 ottobre, senza ombre né di complotti né di improvvide e ingiustificabili dimissioni