“Un futuro migliore per tutti è scritto nel miglior presente che riusciamo a realizzare”. La frase che il (professore) Roberto Vecchioni dedica in un video agli studenti vieneappuntata sui quaderni ma, soprattutto, postata su Facebook, twittata su Twitter, ripresa nel tam tamdei messaggini inviati tra i sistemi operativi Android o Apple che siano. Sono le luci di tanti smartphonee tablet che si illuminano dagli spalti del Palalottomatica di Roma e che quasi fanno ombra a zaini e cartelle di oltre cinquemila studenti arrivati.
E non ci sono solo loro all’evento iSchool dedicato proprio alla scuola digitale. Gli “alunni” hanno risposto presente insieme ai loro professori, a presidi “coraggiosi”, a giornalisti, esperti e, non ultimo, al ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Francesco Profumo, che – non a caso – ha preso posto insieme a loro, per mettersi dalla loro parte.
La scuola del futuro si costruisce in eventi come questo che hanno richiamato presenze da tutta Italia, quella parte del Paese che investe in cultura e guarda avanti senza aver paura delle sfide. Tant’è che quando l’organizzatore, il giornalista Riccardo Luna invita uno a uno gli ospiti, sul palco non salgono autorità o grandi nomi della cultura (anzi, ci sono anche loro come lo scrittoreAlessandro Baricco e Bunker Roy, lui che in India ha fondato la scuola che insegna alle persone a diventare ingegneri solari, artigiani, dentisti e dottori nei loro stessi villaggi). Salgono, un po’ emozionati ma consapevoli, i cosiddetti “nativi digitali”, coloro che sono nati già immersi nelle nuove tecnologie, alfieri della nuova rivoluzione del web.
Studenti come Federico Morello che è riuscito a portare la banda larga in Friuli dove fino a poco tempo fa ci si connetteva con il modem a cinquantaseikappa; come Marco De Rossi, che ha lanciato Oilproject, una piattaforma dove “chiunque può imparare gratuitamente e chiunque può proporre le sue lezioni – audio, video, testi ed esercizi”, o ancora Nicola Greco, lui che studia a Londra e in sostanza dice: “Non dobbiamo mai aver paura di inventare cose nuove, dobbiamo metterci in gioco ma delle volte ne parlo con i miei amici e non ne trovo uno che capisca di programmazione perché nessuno gliel’ha ancora insegnato!”.
Al Palalottomatica si susseguono gli applausi e si prendono appunti, non solo digitando – perchéscrivere è condividere – ma, soprattutto, riflettendo su un futuro che non è così cupo come la parola “crisi” ricorda ogni giorno rimbalzando tra gli organi di informazione. Bisogna, invece,capitalizzare sulla formazione e l’apprendimento ed ecco che sul palco arriva un’altra infornata di programmi e applicazioni.
La prima si chiama “Eugenio”, è stata creata da Matteo Boero: si tratta di un tutor di italiano che aiuta a preparare le prove Invalsi, lo scritto che ha lo scopo di valutare i livelli di apprendimento degli studenti al terzo anno della scuola secondaria. L’altra viene da Eni Scuola e s’inserisce in progetti dididattica digitale: “Clil in action – spiegano – è un progetto tematico-linguistico-didattico-metodologico che si sviluppa nell’ambito del protocollo di intesa tra Eni e MIUR rispondendo ai requisiti previsti dalla “scuola digitale” in un contesto web 2.0 e in un’ottica CLIL (Content and Language Integrated Learning) funzionale all’ apprendimento integrato di lingua inglese e contenuto scientifico”.
Ma le proposte non finiscono qui e arrivano da tutta Italia, tanto che sul palco sale anche Salvatore Giuliano, preside digitale di una scuola superiore di Brindisi che ha ideato e adottato il progetto “Book in progress”. Si tratta di “libri fatti in casa” grazie all’utilizzo degli appunti didattici scritti dagli stessi docenti, stampati e distribuiti agli studenti. L’iniziativa – è stato osservato – permette un risparmio sulla spesa dei libri scolastici di almeno 200 euro l’anno per studente, che viene munito di un kit comprendente un netbook per l’utilizzo frequente delle nuove tecnologie in classe dove la lezione viene fatta su Lavagna Interattiva Multimediale”. Il prof Giuliano è così convinto del progetto che quando incontra il ministro Francesco Profumo ci “chiacchiera” senza troppi giri di parole e ribadisce entusiasta i progetti in cantiere. Il contesto lo permette.
Infatti, il titolare del Ministero-bersaglio tra precariato, concorsi, riforme, tagli e “carta igienica che manca” nelle scuole non si scompone, si apre al confronto e a un’interrogazione speciale con tanto dicountdown che appare sui maxischermi in stile convention americane. Le domande arrivano dai nativima anche da docenti, dirigenti ed esperti (anche gli studenti lo sono, eh). Profumo, in camiciaarrotolata assicura il suo impegno per i vari progetti senza nascondere le difficoltà.
“L’obiettivo – afferma il ministro – è quello di dare maggiori risorse alle scuole al fine che siano autonome per poter scegliere l’operatore migliore, un po’ come quando bisogna scegliere il gestore di telefonia”. In primo piano, ovviamente, anche l’edilizia scolastica, problema per cui il ministro approfitta per lanciare un progetto di anagrafe dell’edilizia scolastica che consentirà di segnalare, classificare e valutare tutte le anomalie, attraverso una applicazione App”. E magari se ne potrà discutere anche su Kunerango, un social network che mette in comunicazione tra loro studenti e docenti. Molto soddisfatto Riccardo Luna, curatore del World Wide Rome messo in cantiere e trasmesso in diretta streaming in collaborazione con Asset Camera di Commercio di Roma e Tecnopolo.
“L’obiettivo principale di questo progetto – ha spiegato ai media – è quello di diffondere la cultura digitale in maniera capillare, al fine di migliorare il passaggio tra mondo della scuola e del lavoro e attraverso incontri come questo, confrontarsi sulle tematiche dell’innovazione”.
Al Palalottomatica ampio spazio è stato dedicato anche ad attività di laboratorio tra gli studenti che si sono sfidati nel proporre un’applicazione da indirizzare al mondo della scuola. Tre le idee selezionate nell’ambito di “Hackforschool”: una riguarda la didattica interattiva tra classi italiane e straniere che possono trattare lo stesso argomento, una la scelta della scuola superiore e l’altra un motore di ricerca per le vacanze studio. A spuntarla, dopo lo squillovoto fatto con l’applicazione “1ring” – basta uno squillo senza scatto alla risposta – è stata la prima proposta. Si intitola “Let’s Open Your Class”, arriva dal Liceo Manzoni di Caserta e si presenta così: “Il problema della scuola italiana è l’iperlocalizzazione. I rapporti con l’estero e le competenze linguistiche non sono al centro dell’attenzione. Il progetto prevede di creare una piattaforma virtuale con lezioni interattive tra classi con interessi simili attraverso videoconferenze. Un modo per evitare la fuga dei cervelli e rendere competenti i ragazzi italiani sul mondo del lavoro. In Italia. Un modo per fare lezione nel mondo intero”.
Al mondo intero si propone anche la scuola del futuro, dai villaggi dell’India alla Silicon Valley dove andrà uno dei vincitori per uno stage. L’Italia, ancora una volta, insegue ma può far leva sulle eccellenze, in termini di risorse umane, di programmi e di progetti che consentono di colmare i gap ancora esistenti. Esempi validi e concreti, come quelli presentati a “iSchool”, fanno ben sperare per i prossimi anni anche perché dimostrano come , nonostante lebarriere esistenti, si possa ancora pensare “out from the box”.
Nascerà anche un’app per farlo? Chissà.