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mercoledì, Febbraio 5, 2025

Il Consiglio regionale modifica lo Statuto. Restano le spese allegre per Assessori esterni e Gruppi monocellulari

AperturaIl Consiglio regionale modifica lo Statuto. Restano le spese allegre per Assessori esterni e Gruppi monocellulari
Il Consiglio regionale del Molise in una foto di Luigi Calabrese

Il Consiglio regionale del Molise si è riunito per discutere e approvare una serie di modifiche allo Statuto regionale. Alcune obbligatorie, come la riduzione dei Consiglieri da trenta a venti e degli assessori da otto a quattro, altre facoltative. Tra queste ultime destano molte perplessità le norme che consento il ricorso a Assessori esterni e che permettono la costituzione di gruppi monocellulari, costituiti quindi da un solo Consigliere regionale. Due scelte che stridono fortemente in tempi di tagli alla spesa pubblica.

E’ finita come la storia del gatto Cheshire, quello di “Alice nel paese delle meraviglie”, che uscendo dalla porta rientrava dalla finestra. E dalla finestra Statuto regionale del Molise, ieri sono rientrate una serie una serie di questioni che avrebbero fatto bene a restarne fuori. Parliamo degli assessori esterni e dei gruppi monocellulari. I primi stanno proprio scritti nella Carta della Regione Molise mentre i secondi, invece, ci entrano di straforo essendo stato approvato un ordine del giorno che demanda la questione al Regolamento interno del Consiglio.

Ma andiamo per gradi. La sessione di lavori del Consiglio regionale del 19 ottobre 2012 è stata dedicata alle modifiche allo Statuto regionale, già approvato in prima lettura il 19 luglio 2010 e in seconda il 22 febbraio 2011. Parte delle modifiche a cui si sono dedicati i Consiglieri regionali hanno riguardato norme di recepimento di altrettante disposizioni dello Stato, prima tra tutte quella della riduzione dei rappresentanti nell’Assemblea regionale da trenta a venti e da otto a quattro quello degli assessori. Complessivamente undici articoli, tanti sono quelli sui quali si è articolata la discussione del Consiglio. Normale routine, salvo due casi che la dicono lunga sulla reale volontà di modificare usi e abusi a cui la politica sembra non voler realmente mettere un freno.

Partiamo dalla questione degli assessori esterni, già previsti nello Statuto licenziato. In cinque Consiglieri hanno presentato un emendamento che ne revocasse la presenza: De Bernardo, Cavaliere, Monaco, Di Donato e Chierchia. Un emendamento a firma trasversale, a dimostrazione di come il tema sia realmente avvertito e scevro da ogni tornaconto politico. Almeno per i firmatari. Di Parere avverso tutti gli altri che, non a caso, hanno bocciato l’emendamento. Gli assessori esterni quindi restano e con essi la incontrovertibile tendenza a dare un’applicazione negativa a un principio positivo. La regola dell’esterno non avrebbe controindicazioni, essendo il ricorso ad un tecnico un fatto utile qualora la politica non abbia le cognizioni complete ed esaustive rispetto a materie particolari o particolarmente complicate. Prendiamo la Sanità in generale, e quella molisana in particolare. Dato lo stato di crisi nella quale essa versa, la cosa più naturale del mondo sarebbe stata quella di nominare assessore esterno il miglior tecnico del Ministero della Salute, evitando ad esempio (ma lo si doveva fare molti anni fa) il commissariamento governativo. E invece no. Non funziona così, non ha funzionato così. L’assessore esterno è quasi sempre o un politico trombato o, per ragioni misteriose, un signor nessuno. Nessuno almeno nella materia di pertinenza. Non sappiamo quanti ricordino la meteora Nicola Passarelli, assessore alla Sanità della Regione Molise, un ex magistrato (già Presidente della Corte d’Appello di Campobasso) passato da codici e pandette a garze e cerotto. Nessuno potrà mai dire a cosa sia servito, salvo ad aggravare di altre spese il magro bilancio regionale. Ma esterni, nella scorsa legislatura, furono anche sette degli otto componenti la Giunta regionale, tutti politici, tutti consiglieri regionali dimissionari secondo la regola di quel tempo e tutti a carico del contribuente. Milioni di euro spesi per far largo ad altri candidati non eletti che, con questo trucchetto, ottennero lo scranno regionale. Ci risiamo, con l’emendamento bocciato questo sarà nuovamente possibile in barba ad ogni taglio della spesa pubblica. Sarebbe bastato, invece, che al posto dell’emendamento presentato ve ne fosse stato un altro semplicissimo, quello che mantenendo la possibilità di ricorso a tecnici esterni ne collegasse la nomina alla presenza di titoli attestanti la effettiva competenza in materia. Ma così non è, così non è stato e così non sarà. Il malcostume c’era e il malcostume resta, entrato in questo caso dalla porta e dalla finestra.

 

L’altra questione, anche questa del gatto Chesire, è quella dei gruppi monocellulari, quella che contraddicendo la matematica, la logica e la grammatica prevede che un gruppo (plurale) possa essere composto da una sola persona (singolare). Anche questo, considerate le prebende assegnate a ogni gruppo, è un pessimo esempio in tempi di tagli alle spese. La manovra del Consiglio regionale, in questo caso, è stata molto abile e tartufesca. Nello Statuto non c’è scritto nulla, ma grazie a un ordine del giorno trasversale tutta la questione è stata rinviata al Regolamento interno che “garantisca la costituzione di gruppi consiliari per ciascuna lista che abbia eletto rappresentanti in Consiglio”. Fatta la legge (lo Statuto) trovato l’inganno (il regolamento). Ora, posto che la rappresentanza politica la garantiscono gli eletti e non le strutture che li contengono, era proprio necessario lasciare aperta la porta della spesa pazza per quell’ossimoro politico che è il gruppo monocellulare? Secondo tutti si, ma facendo transitare il codicillo dal regolamento. Tutti, tranne uno: il Consigliere regionale Niro che sulla questione ha scatenato una guerra mondiale lasciando inviperito l’aula al momento del voto. Secondo il proconsole di Clemente Mastella in Molise, la norma salva monocellulare doveva essere contenuta direttamente nello Statuto.

Questi, in definitiva, i fatti degni di menzione. Alla fine della giornata le modifiche allo Statuto sono state approvate all’unanimità con i soli voti contrari di Chierchia e Ciocca e con le astensioni di Romano, Monaco e Petraroia. Adesso bisognerà aspettare altri venti giorni per l’approvazione in seconda lettura, occasione nella quale non potranno apportarsi modifiche alle modifiche già fatte. Prendere o lasciare, e c’è da giurare che prenderanno tutti.

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