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lunedì, Novembre 25, 2024

Traffico di rifiuti al COSIB, parte il processo

Ambiente e territorioTraffico di rifiuti al COSIB, parte il processo

Parte il processo sul traffico del percolato da discarica al COSIB di Termoli, alla sbarra l’ex Presidente Antonio Del Torto, il Presidente della Regione Michele Iorio, insieme a loro alcuni dirigenti regionali. Il processo si tiene a Larino, anche se potrebbe essere spostato a Campobasso.

 

Michele Mignogna

 

Ci siamo parte il processo del caso denominato Open Gates, e che riguarda il traffico del percolato da discarica che finiva al depuratore del COSIB di Termoli, dove una società, vicina all’ex Presidente dell’ente Antonio Del Torto, smaltiva nella struttura pubblica, tonnellate di liquidi pericolosi. L’operazione partita da un’inchiesta giornalistica, ha fatto luce sul traffico inquietante di tonnellate di percolato da discarica, il rifiuto dei rifiuti, che finiva nel depuratore del Consorzio Industriale di Termoli, il traffico era gestito dalla DG ECO una società intestata al socio storico di Del Torto, tale Di Gregorio, che gestiva con una facilità impressionante decine di autobotti al giorno, provenienti anche Dal Consorzio Unico Napoli-Caserta ai boschi e alle campagne molisane, quindi al depuratore consortile di Termoli. E’ il terrificante viaggio del percolato delle discariche contaminate della Campania, che secondo una ricostruzione della giornalista anticamorra Rosaria Capacchione, pubblicata sull’edizione odierna del quotidiano “Il Mattino” finirebbe dritto nella nostra regione grazie a un business illegale gestito dalle ecomafie affiliate ai clan camorristici della zona di Casal Di Principe e Afragola. Il depuratore del Nucleo Industriale di Termoli venne costruito a metà degli anni 70 da una ditta specializzata con sede a Novate Milanese. Era, ed è stato per oltre trent’anni, un impianto destinato a un uso molto limitato. Come testimonia, infatti, l’autorizzazione datata 1999, il Nucleo aveva un regolare permesso per lo smaltimento e la depurazione dei rifiuti prodotti dagli stabilimenti che hanno sede nel perimetro del Consorzio industriale, oltre al servizio offerto a qualche Comune della regione per smaltire il percolato da discarica. Un piccolo depuratore, quindi, con un piccolo volume di lavoro a uso esclusivamente “domestico” tanto che nel 2003, quando l’alluvione, che colpisce contrada Rivolta del Re mette praticamente fuori uso l’impianto, ci si chiede se sia il caso di ripristinarlo, visti gli alti costi di ristrutturazione. Ma poi arrivano i “benedetti” fondi dell’articolo 15 a togliere i dirigenti dell’impasse, il depuratore viene lentamente rimesso in funzione e nel 2005 viene rinnovata l’autorizzazione allo smaltimento. In quel caso Del Torto, non si limita a chiedere il rinnovo dell’autorizzazione, ma chiede alla Regione di poter allargare il campo di azione e quindi di poter trattare non solo rifiuti delle aziende del Nucleo o i liquami di alcune discariche locali, ma anche residui provenienti da altre zone d’Italia, diverse dal Molise. Risultato, durante il mese di luglio del 2010, periodo del nostro appostamento davanti ai cancelli del depuratore, arrivavano anche 23 cisterne al giorno, un quantitativo che anche gli inquirenti non hanno esitato a definire “troppo elevato per quell’impianto”. Ancora, nel depuratore del Consorzio Industriale Valle del Biferno nonostante i diversi “stop” giunti da più parti, la coppia Del Torto – Di Gregorio, continuarono  a far arrivare reflui da fuori regione, e cioè rifiuti speciali, liquami maleodoranti, percolato da discarica provenienti in special modo dalla Campania e, ancora più dettagliatamente, da quelle discariche della provincia di Napoli e di Caserta che più di una volta sono state al centro di polemiche e perfino inchieste giudiziarie per reati ambientali, o coinvolte in indagini sulle attività della camorra.

I nomi di Masserie del Re e Ferrandelle, entrambe situate nella cosiddetta “terra dei fuochi”, la zona più compromessa d’Italia sotto il profilo ambientale, compaiono improvvisamente nell’elenco dei clienti del depuratore termolese.

L’arrivo di autobotti soprattutto da territori “sospetti” mortificarono le richieste, per non dire veri e propri diktat, dei Comuni che detengono la proprietà del Cosib, i quali, a cominciare dal Comune di Termoli, intimarono a Del Torto e ai gestori del depuratore di interrompere definitamente il business dei rifiuti da fuori regione che rischiano di trasformare il Molise nella pattumiera del Sud.

 

 

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