di Pasquale Di Bello
Nell’arco di pochi mesi, dall’incontro alla Piana dei Mulini ad oggi, il governatore ha fatto registrare opinioni a contrasto sul ruolo dei partiti. Rottamati prima, riesumati ora in vista delle elezioni regionali. Sullo sfondo della vicenda lo scontro politico tra Iorio e il coordinatore regionale del Pdl, Ulisse Di Giacomo.
“Per mia colpa, mia colpa, mia grandissima colpa”. A leggere il labiale pare dica proprio così. Parliamo di Michele Iorio, presidente uscente della Regione Molise, presente domenica alla Santa messa che la Rai ha trasmesso in diretta dalla cattedrale di Termoli. Per mia colpa, dice Iorio, e come dargli torto? E non parliamo dei rapporti col Padreterno ma, più prosaicamente, di quelli con la sua Regione e il suo partito, il Pdl. Iorio di colpe ne ha, e gravi, ma a quelle già accumulate pare deciso ad aggiungerne un’altra: il suicidio. Perché questo, evidentemente, si appresta a fare: provocare il suicidio di una comunità politica e umana, quella del centrodestra, che se merita un voto negativo in pagella non merita di certo l’estinzione. Una cosa è il diritto a ricandidarsi, e quindi il diritto all’accanimento terapeutico su se stessi, altra cosa è portare tutti al macello politico. Perché diciamo questo? Perché la metamorfosi di Iorio porta inevitabilmente in questa direzione. Dopo aver scaricato partito e coalizione alla Piana dei Mulini, Iorio adesso invoca l’uno e l’altra pur di legittimare la propria fuga in avanti. Come uno di quegli orologi di un tempo, Iorio va a “cucù”, e a seconda che il tempo sia bello o si metta al brutto egli ripone o riapre l’ombrello dei partiti. Allora bisogna fare un discorso, che nel vocabolario è messo sotto la parola coerenza, ed è un discorso di onestà intellettuale, una precondizione di qualsiasi candidatura.
Partiamo da questo: Iorio ai partiti e alle coalizioni deve tutto, sin dal lontano 1990 quando pur di diventare sindaco di Isernia non esitò a spaccare la Democrazia cristiana ribaltando insieme ad altre formazioni (Psi, Psdi e parte della Dc) l’allora sindaco del tempo: Gabriele Biello (Iorio cominciò all’epoca la carriera di ribaltonista, giungendo all’apoteosi quando il ribaltone lo fece ai danni di Marcello Veneziale e divenne presidente della Regione). All’epoca Iorio aveva quarantadue anni, l’età oggi di un Michele Scasserra, per fare l’esempio di uno che potrebbe legittimamente aspirare alla successione del governatore se Iorio la smettesse di predicare bene e praticare male. Iorio predica bene e pratica male perché se è lui a parlare, parla per il Molise, se invece parlano altri, lo fanno a titolo personale. Tanto ha detto il governatore riferendosi a Ulisse Di Giacomo, coordinatore regionale del Pdl, che ha avuto il coraggio – bisogna riconoscerlo – di imporre a Iorio uno stop. Di Giacomo, in buona sostanza, ha detto a Iorio che la candidatura alla presidenza della Regione la decide il Pdl insieme alla coalizione e Iorio, avvertito l’arrivo del temporale, ha risposto facendo “cucù” e aprendo l’ombrello dei partiti. Quegli stessi partiti che con un “cucù” uguale e contrario aveva rottamato in occasione della kermesse estiva alla Piana dei Mulini, la scampagnata in cui Iorio ha giocato a fare il grillino, come è stato giustamente sottolineato.
Allora capiamoci, perché se non siamo al carnevale di Viareggio qui poco ci manca: i partiti o ci sono e contano qualcosa, e così le coalizioni, oppure sono superati e rottamati e allora ognuno vada per conto suo. Si può pensarla in un modo o nell’altro ma una cosa non la si può fare: invocare i partiti a pranzo e farne ciarpame alla sera. E’ questo un papocchio che non può andare oltre, una commedia francamente deprimente che va oltre i simpatizzanti e gli antipatizzanti di Iorio. Il governatore può legittimamente e ostinatamente perseverare nella sua intenzione di candidarsi alla guida del Molise per la quinta volta ma deve parlare una lingua comprensibile e, soprattutto, coerente.
Detto questo, e passando alla semplice analisi oggettiva delle affermazioni che Iorio va facendo a destra e a manca, è altrettanto deprimente prendere atto di come esse siano totalmente prive di riscontro nella realtà. Andiamo per gradi. Iorio dice di aver vinto le elezioni. Falso. Le elezioni, al netto delle migliaia di voti conseguiti da Udc e Progetto Molise (liste a lui collegate ma da escludere come hanno sancito Tar e Consiglio di Stato), Iorio le ha perse e malamente. Iorio dice che il Pdl a livello nazionale e locale sta con lui. Falso. E’ la segreteria nazionale che decide le candidature e Alfano, per tabulas, non ha ancora deciso nulla. Quanto al Pdl locale, è evidente che nulla e men che meno a favore di Iorio sia stato deciso: a dirlo è il coordinatore regionale del partito, non l’attacchino (detto con rispetto per gli attacchini). Iorio dice che la coalizione sta con lui. Falso. Non c’è più l’Udc (che sta facendo altre scelte), e non ci sono più Udeur, Adc e Progetto Molise e Molise civile (questi ultimi due movimenti, in pratica, non esistono più). Iorio – ed è questa la cosa più inverosimile e mortificante da sentire – dice che i cittadini stanno con lui. Questo non è falso, è letteralmente fuori dalla realtà. Se il governatore vivesse realmente tra la gente e non fosse quotidianamente intossicato dai cattivi e interessati consigli di un cerchio più tragico che magico che lo illude; se Iorio potesse quindi realmente parlare con la gente, si renderebbe conto dell’ostilità e del rancore che la pubblica opinione cova nei suoi confronti. In sostanza, oltre gli schieramenti, tutti si chiedono per quale ragione non possa essere nessun altro tranne che lui a guidare la Regione. I cittadini sono realmente esausti e stufi, possibile che a Iorio non lo dica nessuno? Eppure qui siamo davvero alla favola del re che è nudo. E Iorio lo è realmente. Dietro di lui (anche se lui crede il contrario) non c’è più nessuno e i primi a non volerlo sono proprio i suoi compagni di un tempo a cui, probabilmente, manca solo il coraggio di parlar chiaro. Tuttavia il primo che griderà, come il bambino della favola, che il “Re è nudo”, farà apparire Iorio in tutta la sua debolezza e con lui la sua autocandidatura.