Centrosinistra in crisi di identità. Nuovo tavolo per decidere alleanze e leadership della coalizione. All’ennesimo vertice dell’opposizione non partecipa Paolo Di Laura Frattura, una mossa a sorpresa per favorire un dialogo schietto tra i partiti. Intanto dal vertice tenuto al Quirinale dal Capo dello Stato con i presidenti di Camera e Senato spunta per le elezioni la data del 10 marzo. Probabile l’election day.
Il tavolo del centrosinistra, anzi, date le defezioni, il tavolino dei progressisti si è riunito in vista delle elezioni regionali la cui data probabile sarà quella del 10 marzo, secondo quanto è emerso dal vertice tenuto al Quirinale tra il Capo dello Stato e i presidenti di Camera e Senato. Al tavolo, per sua scelta, non si è presentato Frattura, una mossa a sorpresa per favorire un dialogo schietto e franco tra i partiti. In attesa quindi che il governo ufficializzi una scadenza migliore di quella prevista in febbraio, le galline politiche del Molise sono in fibrillazione e stanno già tutte alla cova. Quella del centrosinistra, in particolare, è una chioccia capace di sfornare per ogni uovo un pulcino dal colore diverso. L’ultimo estratto dalla batteria dei “pio pio” è stato Robertino Ruta, presidente del Pd, che l’aria del pulcino ce l’ha pure ma, francamente, quella del presidente di Regione no. Qui ci vuole un gallo, eppure qualcuno, in qualche sfera di cristallo, Robertino Ruta presidente ce lo ha visto. Un bufala, anzi un ovetto marcio, messo lì ad arte da gente interessata a gettare una zeppa in mezzo ai piedi del presidente del Pd. Non si sa mai, avrà detto tra sé lo zeppatore, prevenire è sempre meglio che curare e allora prima di restare ammaccati ammacchiamo chi si fosse messo in testa qualche malsana idea. Ruta, in realtà, alla presidenza della Regione non c’ha mai pensato, memore com’è della legnata rimediata da Iorio nel 2006. Probabilmente l’enfant prodige della politica molisana più che alla regione pensa a Roma, ad altre trippe, paiate e code alla vaccinara, molto diverse dal rancio immangiabile che passa oggi la cucina regionale.
Ciò detto, gli enigmi del centrosinistra restano tutti, diviso com’è tra chi continua a sostenere Paolo Di Laura Frattura (Idv, Sel, Socialisti e Comunisti italiani), chi proprio non lo vuole sentire (Costruire democrazia, Partecipazione democratica e Rifondazione comunista) e chi, come il Pd, vorrebbe rompere il fidanzamento di un anno fa. Non vi sono al momento dichiarazioni ufficiali ma i rumors che arrivano da sotto il tavolo, anzi da sotto il tavolino, hanno un suono abbastanza chiaro: quello della campana “a morto”. Sono questi i rintocchi che batte il batacchio del Partito democratico interessato non solo e non tanto ad una nuova leadership quanto ad una nuova alleanza che tenga conto degli equilibri nazionali. E qui, da dietro la tenda, spuntano le scarpe di quello che è il convitato di pietra al tavolo, anzi al tavolino progressista: l’Udc. Tutti i segnali provenienti da Roma portano ad una convergenza tra i centristi e i democratici, uno schema quello tra Udc e Pd che si riproporrà inevitabilmente anche in Molise. Certo, qui la situazione più che politica è imbarazzante, poiché sarà difficile spiegare alla gente come si sia potuto essere corresponsabili per dieci anni del governo Iorio e poi uscirne con un semplice oplà. Ma queste sono le schizofrenie della politica e di quella molisana in particolare che, rispetto a tutta l’Italia, ha una sua peculiarità: vive di fantasmi e spettri. O forse quella del centrosinistra non sembra la casa degli spiriti? Continuano a fare riunioni, a parlarsi addosso, a correre dietro a improbabili chimere e miraggi; insomma fanno di tutto, tranne che trovare la quadra per vincere un’elezione che anche un bambino riuscirebbe a vincere. Se Frattura va ancora bene, allora lo si dica subito e si vada avanti. Se Frattura invece non è più il leader che lo stesso Pd ha incoronato l’anno scorso, lo si dica in maniera altrettanto chiara e rapida e lo si sostituisca con chi può subentrare nel suo posto. Sarebbe questo un gesto di chiarezza oltre che di coraggio e sarebbe, inoltre, un gesto di onestà intellettuale nei confronti dei cittadini molisani e dello stesso Frattura. L’ex presidente della Camera di commercio avrà sbagliato anche molte cose (e noi ne siamo convinti e lo abbiamo più volte scritto), a cominciare dalla incapacità che lui ritiene un merito, quella di non essersi strutturato in nessun movimento o iscritto ad alcun partito, ma a lui un riconoscimento va pure dato: quello di aver ostinatamente perseguito la strada di quel ricorso che oggi consente a tutti i molisani di avere una prospettiva di cambiamento. Basta questo, la riconoscenza, a poterlo riconfermare leader? Probabilmente no, ma dica il centrosinistra cosa intende fare una volta per tutte. Anche perché, di questo passo, non basterà più nemmeno il tavolino ma occorrerà il tavolino a tre gambe, quello buono per le sedute spiritiche. Al vertice Frattura non c’era e, di questo passo, per trovare un leader bisognerà cercarlo nell’Aldilà.