Quello in corso nel Pdl è un vero e proprio braccio di ferro che vede contrapposti Fitto da un lato e Di Giacomo dall’altro. Tra l’osservatore romano mandato in Molise e il Coordinatore regionale del partito la tensione è alle stelle per la scelta del candidato alla presidenza della Regione. Fitto vorrebbe cooptare Iorio, Di Giacomo è apertamente contrario alla riproposizione dell’ex governatore. Nella contesa si inserisce anche il segretario nazionale dell’Adc, Francesco Pionati, che dice apertamente: “Il Pdl in Molise gioca col fuoco. La scelta del candidato alla presidenza della Regione va condivisa o si perde”.
Se fosse una farsa, e per molti effetti lo è, sarebbe quella della staffa, cioè l’ultima prima del sonno (o del coma) etilico. Perché a questo siamo nel Pdl, all’ultimo bicchiere ad una sorta di ubriacatura generale che rischia di accoppare ogni possibile aspettativa del centrodestra in vista delle prossime regionali. Parliamo del golpe strisciante che dalle sacre stanze romane, quelle dell’ormai ex partito berlusconiano, è stato pianificato ai danni del Pdl molisano. Un golpe che, attraverso una macchinazione di Palazzo, dovrebbe conferire nuovamente a Iorio la candidatura a presidente della Regione in occasione delle elezioni regionali ormai fissate, salvo sorprese, per il prossimo dieci marzo. Una manovra abilmente studiata per mettere nell’angolo il coordinatore regionale del partito, Ulisse Di Giacomo, notoriamente contrario ad una nuova candidatura del governatore uscente. Sarebbe la quinta e, francamente, eccessi del genere sono più il segno di un regime che di una democrazia. Non si capisce, e nessuno lo ha ancora capito, per quale misteriosa ragione il centrodestra molisano o è sovrapponibile a Iorio o altrimenti non è, come se non esistesse. O almeno questo è nella mente di Iorio che con una piroetta è passato dalla Piana dei Mulini, cioè dall’abiura dei partiti, alla piana dei bambini, quelli che corrono dalla Madre superiora (in questo caso Roma) a chiedere la riparazione di un torto. Non occorre essere un detective per scoprire di chi sono le impronte digitali che hanno portato Raffaele Fitto in Molise. L’identikit di chi ha sponsorizzato Fitto, ufficialmente in veste di “osservatore” ma in realtà nella veste di liquidatore del Pdl molisano, è senza alcun dubbio quello di Michele Iorio. Preso atto della netta opposizione alla sua ricandidatura espressa in più circostanze da quel burbero e recalcitrante di Ulisse Di Giacomo, Coordinatore regionale del Pdl, Iorio cosa poteva fare se non correre dalla Madre superiora a Roma? E infatti questo è esattamente quello che si è preoccupato di fare, trasferire la doglianza a Roma fiducioso che in Palazzi avvezzi ad ogni tipo di lacchezzo una soluzione l’avrebbero trovata. Come in effetti è venuta fuori dal cappello come un coniglio. E mai animale rende più l’idea di questa storia dove il calcolo e la pavidità vanno di pari passo. In questa vicenda l’unico ad aver dimostrato coraggio è Di Giacomo a cui – ma era prevedibile – qualche ora fa hanno tentato di tirare il collo. E’ che però, per farselo tirare il collo, bisogna farsi pollo e il Coordinatore del Pdl proprio non ne vuole sapere di mettersi le penne e cantare coccodè mentre lo mandano al mattatoio.
E’ accaduto questo – come peraltro già noto – che Raffaele Fitto abbia convocato un tavolo romano con Iorio, Patriciello, De Camillis e Di Giacomo. Nel corso di questo tavolo – che più d’un tavolo doveva essere un ceppo su cui mozzare il capo al Coordinatore regionale del Molise – sarebbe stata imposta la candidatura blindata di Iorio con l’alternativa del “prendere o lasciare” a sua volta imposta a Di Giacomo. Quest’ultimo, fiutato l’agguato, al tavolo non c’è andato e la testa sul ceppo non ce l’ha messa. Fitto è andato su tutte le furie ed è prevedibile che altrettanto abbia fatto Iorio. Patriciello, sornione, se lo conosciamo bene deve aver taciuto e la De Camillis, l’Elisa di Rivombrosa della politica molisana, non può che essersi strappata qualche capello accompagnando la scena con gridolini di disperazione.
Chi invece ha fatto la voce grossa sulla questione è stato il segretario nazionale dell’Adc, Francesco Pionati, che in un suo comunicato stampa ha ammonito: “In Molise il Pdl scherza col fuoco. La scelta del candidato alla presidenza della Regione va condivisa o si perde”. Un messaggio che più chiaro di così non potrebbe essere. Ora, non che Pionati spaventi qualcuno, nell’Adc, è risaputo, sono in due. Uno è Pionati, l’altro è Mario Pietracupa, che oltre ad essere vice presidente dell’Adc è anche cognato dell’europarlamentare Aldo Patriciello. Difficile pensare – anche se non può essere dimostrato per tabulas – che Pionati abbia parlato senza sentire Pietracupa e che quest’ultimo abbia dato di testa sua un nulla osta così importante senza sentire cosa ne pensasse Patriciello.
Appare evidente il cortocircuito prossimo futuro del Pdl Molisano. Se dovesse passare l’imposizione centrale di Iorio, Roma sarebbe costretta a rimuovere Di Giacomo dal ruolo di Coordinatore regionale. Quest’ultimo – e fa bene – a levare le tende non ci pensa proprio. Se vogliono scavalcarlo è chiaro che devono rimuoverlo ed è altrettanto chiaro che la sua rimozione sarebbe la prova regina della macchinazione fatta a Palazzo. Diversamente, se si dimettesse spontaneamente, fornirebbe ai suoi oppositori un comodo alibi alla cooptazione di Iorio. L’ideale sarebbe che restasse al proprio posto e che in caso di nomina forzata di Iorio l’accettasse. Una eventuale sconfitta del governatore, a quel punto, consentirebbe a lui di chiedere la caduta di qualche testa: romana e molisana.