Dimissioni a sorpresa di Paolo Di Laura Frattura. L’ex candidato alla presidenza della Regione lascia Palazzo Moffa e torna tra la gente, pronto a dar vita ad una propria iniziativa politica. Con le dimissioni Frattura, oltre a togliersi molti sassolini dalle scarpe, lancia un chiaro segnale di sfida a compagni di viaggio freddi e alleati riottosi.
Che qualcosa di particolare bollisse in pentola lo si poteva capire dalla capigliatura ordinatatina e blesa, quella che si sfoggia nelle occasioni da ricordare, come nelle foto di certi battesimi degli anni ’70 con zii, nonni, nonne e zie, mariti e mogli e prole al seguito tutti pettinati freschi di parrucchiere, phon e lacca a più non posso. E Paolo Di Laura Frattura, ieri mattina, con quella sua frangia ordinata da santo giottesco pareva proprio uno che già sapeva che tra venti, trenta o quarant’anni sarà destinato a rivedersi come nella foto di un giorno memorabile. E in effetti lo è stato un giorno da ricordare. Alle 12:30 circa, quando ha preso la parola per “fatto personale”, Paolo Frattura ha compiuto finalmente un gesto da leader dimettendosi da un Consiglio regionale vergognosamente attaccato a poltrone che, oramai, oltre alla fodera hanno perso pure l’imbottitura tanto sono state spolpate. Un Consiglio regionale che, dopo le sentenze di TAR e Consiglio di Stato non ha più ragione non solo di esistere e operare ma, specialmente, di occuparsi di materie come la legge elettorale che richiederebbe un’assemblea in forza e salute e, principalmente, nei suoi pieni poteri. Insomma, come Frattura ha ricordato, non sono bastati undici lunghi anni di governo a Iorio per farla la legge elettorale e non si capisce bene perché ora, in articulo mortis, vi sia tutta questa grande fretta di farne una.
Ma il significato di queste dimissioni non è solo “per fatto personale”, ovvero per avere le mani libere da libero cittadino. Queste dimissioni hanno un significato metapolitico, rappresentando un sonoro “Vaffa” – per dirla alla Grillo – nei confronti di molti e di tante situazioni che avrebbero portato direttamente Frattura dalla culla alla tomba facendogli saltare a piè pari tutto il resto. E’ stato, insomma, il suo “Vaffa-Day” che probabilmente serbava in canna da tempo. Lui non lo ha detto e non lo dirà mai, ma immaginare che pronunciata la parola dimissioni, ma pensando a un sonoro “Vaffa”, a Frattura siano apparse le immagini di tanti suoi colleghi che un anno e mezzo fa andarono a prelevarlo con la banda in Camera di commercio, nemmeno fosse un santo, e che nel corso del tempo si sono regolati secondo il classico detto popolare dedicato alle festività e ai patroni: “Finita la festa, gabbato lo santo”. E che, finita la festa delle primarie e delle elezioni dell’autunno 2011, qualcuno abbia tentato di gabbare Frattura, questo è un dato di fatto. A cominciare da se stesso, che non strutturandosi con un suo movimento, s’è cominciato a dare la più sonora delle buggerature. Probabilmente, ma anche questo non lo ammetterà mai, una “Vaffa” Frattura se lo dedica in proprio. Poi sono venuti gli altri “Vaffa”, a tutti quelli che in questo tempo lo hanno tirato per la giacchetta, chi per stracciargliela chi per portarlo dalla propria parte chi per strattonarlo e farlo finire sotto uno dei tanti tram che passano dalle parti del Consiglio regionale. Il tram Romano e il tram Pd, si sarà detto qualcuno, sono come le circolari: passano sempre e, prima o poi, a Frattura lo mettono sotto.
Ora, del santo giottesco Frattura avrà anche la frangetta, ma non certo la semplicità d’animo. Fin troppo facile per lui capire che da tempo il terreno si andava riempiendo di mine, tanto valeva allora farne scoppiare una in proprio come è successo ieri mattina. Scartando abilmente di lato, con la tipica mossa del cavallo agli scacchi, Frattura ha dato scacco quasi matto a molti. Adesso, ha detto, penserà a tronare tra la gente, con una sua struttura organizzata spiazzando tutti gli altri dediti a concioni e tavolini, infilando nel proprio seguito veri e propri carichi da undici punti come possono essere due buoni sindaci: Vittorino Facciolla, da San Martino in Pensilis, e Micaela Fanelli, da Riccia. Due buoni calibri che Frattura farebbe bene a considerare per una doppia corsa: nel listino maggioritario e nella lista proporzionale. Ma di questo ci sarà tempo per parlarne. Per ora una cosa è certa: Frattura era morto e ora è resuscitato e i resuscitati, come noto, quanto tornano comandano almeno duemila anni.