Udienza preliminare ieri mattina al Tribunale di Campobasso per l’affare Termoli Jet, un’operazione costata ai contribuenti otto milioni di euro. Alla sbarra politici, imprenditori e funzionari regionali con accuse molto gravi che vanno dal falso ideologico alla truffa aggravata. A rappresentare l’accusa il pubblico ministero Fabio Papa che nel corso dell’udienza ha modificato uno dei capi di imputazione scongiurando così il rischio di prescrizione dei reati.
Se fosse stato un incontro di pugilato invece che l’udienza preliminare di uno spinosissimo processo, quello relativo all’affare Termoli Jet, lo avrebbe vinto ai punti il pubblico ministero Fabio Papa. Il magistrato che da anni sta meritoriamente indagando sulle malefatte dei politici molisani si è presentato puntuale ieri mattina nell’aula del Tribunale di Campobasso dove vengono celebrate le udienze preliminari, una specie di cappella per la messa di quelle che si trovano nelle principali stazioni ferroviarie. Papa ha l’aria sorniona ma la tigna di un doberman e alla prima avvisaglia di melina da parte dei difensori dei dieci indagati per reati che vanno dal falso ideologico alla truffa aggravata, ha risposto con una mossa a sorpresa che ha incenerito ogni tentativo di allungare il brodo e di giungere alla prescrizione dei reati contestati.
Ma andiamo per gradi. L’udienza che vede coinvolti molti politici (Iorio, Chieffo, De Matteis, Di Sandro e Vitagliano) nella loro veste di componenti la Giunta regionale che nel 2005 deliberò di entrare in affari con la società Larivera Spa attraverso la costituzione di una new co. , la Ltm Spa, si è aperta col più classico dei colpi di teatro: il malore di uno degli indagati. Anzi, di uno dei principali tra essi: Giuseppe Larivera. L’amico intimo di Antonio Chieffo che, secondo il Pm Fabio Papa, avrebbe architettato ai danni della regione una gigantesca truffa costata alle tasche dei contribuenti circa otto milioni di euro. Larivera, ieri mattina, ha prodotto un certificato medico che ne attestava l’impossibilità ad essere presente in udienza. Immediatamente il giudice dell’udienza preliminare, Elena Quaranta, ha disposto l’accertamento attraverso una visita fiscale. Al momento della visita Larivera non è risultato presso la propria abitazione in quanto recatosi al pronto soccorso per l’accertamento del malore. Impossibile quindi per il Gup la prosecuzione dell’udienza che è slittata al 20 febbraio 2013.
Ad animare tuttavia la giornata più che Larivera sono stati il Pm Papa e lo storico difensore di Michele Iorio, l’avvocato Arturo Messere. Due i motivi del contendere, primo dei quali la data del rinvio. Secondo Messere quest’ultima doveva essere fissata dopo le elezioni regionali in ragione degli impedimenti legittimi che potevano prevedersi per il proprio assistito. Una tesi bizzarra, come ha fatto rilevare il pubblico ministero, non essendo stata fissata alcuna data per le elezioni e non essendo stato stabilito da alcuno (che non sia se stesso) che sarà Iorio uno dei candidati presidenti. Respinta, come prevedibile, la richiesta del difensore di Michele Iorio. Il secondo motivo dell’animato dibattito accusa-difesa è stata la modifica del capo di imputazione da parte del pubblico ministero. Il Pm, esercitando una prerogativa di legge, ha modificato e riformulato in aula l’imputazione relativamente all’ipotesi di truffa aggravata spostando al 21 dicembre 2005 la data di commissione del reato in luogo di quella precedentemente ipotizzata, cioè il 4 luglio dello stesso anno. In luglio, come è stato messo in evidenza, la Giunta produce la delibera incriminata (la n. 927) ma è solo in dicembre che avviene il materiale conferimento del denaro e quindi il conseguimento dell’ingiusto profitto da parte della Ltm costituita da Larivera e di cui la Regione nel frattempo era diventata socio. La mossa di Papa, di fatto, allunga i termini della prescrizione sui quali molto probabilmente contava la difesa. Basti rilevare, per capire come vanno le cose della Giustizia in generale e in Molise in particolare, che la richiesta di rinvio a giudizio formulata da Papa è del 4 novembre 2011 e l’udienza preliminare di ieri porta la data del 5 dicembre 2012. Ben tredici mesi, tanto sono occorsi per portare la vicenda davanti al Gup, a un giudice che è chiamato ad un semplice vaglio preliminare sulle tesi dell’accusa. Dovrà in pratica, Elena Quaranta, dire se la ricostruzione fatta da Fabio Papa è idonea a sostenere l’accusa in dibattimento, cioè nel corso del processo. Sciolto questo nodo, poi si passerà al merito delle questioni. Intanto a febbraio di mesi ne saranno passati quindici dalla richiesta di rinvio a giudizio, un record non invidiabile della Giustizia in generale e di quella molisana in particolare.