Il no incassato dal giudice per le indagini preliminari del tribunale di Isernia, Maria Luisa Messa, non ha scoraggiato il procuratore capo Paolo Albano. Il magistrato ha infatti presentato ricorso al Riesame di Campobasso contro la decisione del Gip isernino, chiedendo nuovamente l’arresto per i due principali indagati dell’operazione Aurora, l’inchiesta condotta dalla Guardia di finanza imperniata su un presunto giro di tangenti che avrebbe interessato il Comune di Pizzone. Nei confronti dell’ex sindaco Michele Cozzone e dell’imprenditore Giovanni Farrocco la procura ha ipotizzato i reati di corruzione ed evasione fiscale. Per loro Albano ha chiesto ancora l’applicazione dell’ordine di custodia cautelare in carcere o, in subordine, gli arresti domiciliari. I giudici del tribunale della libertà di Campobasso si pronunceranno il 3 gennaio. Stando all’accusa, nei suoi dieci anni di mandato l’ex primo cittadino di Pizzone avrebbe favorito la Socem – ossia l’impresa di Farrocco – nell’aggiudicazione degli appalti comunali: undici in tutto, per una cifra che sfiora i 3 milioni e mezzo di euro. In cambio l’imprenditore sponsorizzava due squadre calcio, di cui Cozzone era il team manager: la Cerrese e l’Aurora Pizzone, che complessivamente hanno beneficiato di 700mila euro. Per il procuratore Albano era questo il prezzo della corruzione. Ma la difesa respinge queste accuse, sostenendo che in realtà quei soldi venivano utilizzarti solo per mandare avanti le due società sportive e che i rapporti tra i due indagati si limitavano al solo mondo del calcio. “Gli appalti sono altra cosa, la corruzione non c’entra”, è il parere degli avvocati della difesa, convinti di dimostrare l’innocenza del propri assistiti nelle sedi opportune. In questa inchiesta ci sono anche altri due indagati. Devono rispondere di falso in atti pubblici.