Il termine rivoluzione è uno tra più utilizzati in questa campagna elettorale. Anche il governatore uscente, Michele Iorio, lo ha adottato come slogan per le prossime elezioni regionali. A ben vedere il Molise, nel corso degli anni, è vissuto tra rivoluzioni, controrivoluzioni e le finte rivoluzioni di molti tra gli attori protagonisti che ancora oggi calcano le scene della politica. Un siparietto gustoso e, spesso, preoccupante.
Uno dei termini più inflazionati di questa campagna elettorale è la parola “rivoluzione”. Pare – o almeno questa è l’impressione che ne abbiamo noi – che se ogni mattina non vi sia qualcuno disposto a farsi crescere una barbone cubano alla Fidel Castro o, quantomeno, una barba massiccia e texana alla ZZ Top o una barbaccia dell’Ontario alla Mister Bluff (ricordate Il Comandante Mark?), il giorno che s’annuncia sia l’alba di una sventura. La rivoluzione, e la barba che ne è la rappresentazione esteriore, viene sfoggiata come se fosse un amuleto scaccia malocchio, come un orpello indossato con finalità apotropaiche, buono quindi a tenere lontani gli spiriti del male.
Ora, ma in buona compagnia, ci si è messo anche il Presidente della Regione Molise, Michele Iorio, che per la propria campagna elettorale ha coniato uno slogan al limite dell’ossimoro: “La vera rivoluzione è continuare”. La Rivoluzione, per sua definizione, è un evento palingenetico, destinato quindi a spazzare via tutto l’esistente per rimpiazzarlo con qualcosa di totalmente nuovo. Tuttavia Iorio, a modo suo, una ragione ce l’ha: cos’è più rivoluzionario, visto come stanno messe le cose (con una partita ampiamente aperta), di una Regione che si affida per la quarta volta consecutiva allo stesso uomo?
D’altra parte, di rivoluzionario in questa corsa alle regionali c’è davvero tanto. Una rivoluzione copernicana, dove stelle, pianeti e soli cambiano in continuazione, col passare dei giorni, anzi delle ore. Non è forse un fatto rivoluzionario che l’ex presidente del Consiglio regionale, Mario Pietracupa, sia passato con un semplice oplà dal centrodestra al centrosinistra? E come la chiamereste, se non rivoluzione, il passaggio di Stefano Maggiani, ex coordinatore regionale di Forza Italia, passato dalla casa madre di Michele Iorio a Costruire democrazia di Massimo Romano, uno tra i più acerrimi nemici di Iorio? E quella di Sel, il partito di Niki Vendola, non è una rivoluzione essendo riuscita a stare con Frattura e contro Frattura dividendosi e lacerandosi al proprio interno? E i rivoluzionari dell’Udc, dove li mettiamo? A parte Teresio Di Pietro, che la barba già ce l’ha di suo, ma non vi pare che anche l’assessore Velardi si sia trasformato in un pericoloso barbuto col fucile in spalla e la cartucciera a tracolla? Mentre Casini – perdonate il bisticcio – fa una casino mondiale a Roma contro Berlusconi, loro qui in Molise che fanno? Si alleano con Iorio che di Berlusconi è lo storico proconsole in Molise.
Rivoluzionario è anche Vincenzo Niro, segretario regionale dell’Udeur, il partito di Mastella. Pensate: si era presentato contro Iorio (ai tempi della candidatura Ruta) per poi passare con Iorio attraverso un “accordo di programma”, alleanza mantenuta anche in questa legislatura mignon, per passare ora sotto l’egida di Paolo Di Laura Frattura e del centrosinistra. E lo stesso Frattura, negli annali della politica molisana, non ha forse militato, candidandosi, sotto le insegne di Forza Italia? E Iorio, che quando era giovane stava con “Servire il popolo”, non è forse diventato democristiano per poi passare al Partito popolare e quindi al centrosinistra e infine diventare berlusconiano e di centrodestra? Insomma, chi può, si salvi dalla rivoluzione che tutti vogliono fare. La vuole Antonio Ingroia in Parlamento, con Rivoluzione civile; la vuole Antonio De Lellis in Regione, con Rivoluzione democratica e la vuole anche Giampiero Samorì, con i suoi Moderati in rivoluzione (Mir). E come se non bastasse, Massimo Romano, presentando i candidati di Costruire democrazia al Senato, ha detto: “Vedrete, sarà una rivoluzione”. Insomma, ce n’è per tutti i gusti e per tutte le barbe e non sorprendiamoci più di tanto dello slogan adottato da Iorio: “La vera rivoluzione è continuare”. Come dargli torto? La vera rivoluzione, in fondo, è continuare a fare la rivoluzione. Cambiare tutto (ma questo vale per tutti e non per il solo Iorio), per non cambiare niente. Ma qui il discorso lo dobbiamo troncare, perché ci dilungheremmo, prendendo altre strade, e dovremmo scomodare il principe Salina, notoriamente conosciuto per il proprio stemma: il gattopardo. Un articolo di giornale, a un certo punto, deve pur finire, e questo finisce qui. Ognuno scelga la rivoluzione che vuole o, se crede, il gattopardo migliore.
Poscritto. Anche noi, a modo nostro, siamo dei “rivoluzionari”. Da An a Fortebraccio, dopo aver votato due volte Iorio: non è forse anche questa rivoluzione?