L’indagine della procura di Asti su un quintale e mezzo di prodotto acquistato anche in Emilia, Croazia e Slovacchia.
Che il tartufo molisano venga, a volte, spacciato per quello di Alba si sapeva già da tempo. Il Molise è da anni meta di rivenditori che acquistano il prodotto dai cavatori locali per poi piazzarlo su altri mercati. Ma ora quattordici commercianti all’ingrosso sono finiti nei guai per un’inchiesta della Procura di Alba. Sono tutti indagati per frode nell’esercizio del commercio.
A portare avanti le indagini è la Guardia Forestale di Asti. In pratica, secondo la Procura, sul mercato locale sarebbe finito un quintale e mezzo di tartufo bianco molisano, ma proveniente anche dall’Emilia, dalla Croazia e dalla Slovacchia, spacciato per tartufo doc piemontese.
Non è in dubbio la qualità del tartufo molisano, conosciuto anche all’estero, ma è chiaro che un prodotto col marchio di Alba è più appetibile per i consumatori perché da sempre il tartufo italiano è affiancato a questa località del Piemonte. I commercianti finiti nei guai speravano, così, di incassare di più dalla vendita, se non fossero stati scoperti dalla Guardia forestale. Le indagini sono scattate dalle verifiche su alcune fatture d’acquisto. L‘inchiesta potrebbe allargarsi anche ad altri commercianti e per la Procura si tratterebbe solo della punta dell’iceberg.