Iorio ha incontrato la città di Campobasso nel corso di una affollatissima manifestazione. Il governatore ha sferrato un attacco durissimo all’attuale presidente del Consiglio regionale, Mario Pietracupa, protagonista a suo dire “del record mondiale di trasformismo” e della “operazione più ridicola della storia politica molisana”. Duro anche l’attacco al centrosinistra, definito un “centro affari” per gli interessi che nasconderebbe.
Alla stessa ora, intorno alle otto e mezza della sera, mentre sulla rete ammiraglia della Rai l’Italia è in procinto di cantare da Sanremo, da un’altra parte del mondo, a Campobasso, Michele Iorio sale sul palco afferra un microfono e comincia a cantare pure lui. Anzi, comincia a cantargliele ai suoi ex compagni di viaggio, “traditori” come li chiama lui, e in particolare a quello che è ancora il presidente del Consiglio regionale, Mario Pietracupa. Iorio parla e canta chiaro: “Pietracupa non ha rinunciato al listino. La verità è che gli hanno dato un calcio in quel posto e lo hanno cacciato”. La canzone di Iorio, probabilmente, tanto ha cantato forte che debbono averla sentita anche a Sanremo dove sarà arrivata come un coro di hooligan in mezzo alla versione canterina dell’Italia politicamente corretta targata Fabio Fazio.
Iorio parla davanti alla sala stracolma di un noto albergo campobassano e se sui cartelloni ci fosse scritto “Vota Lazzaro” nessuno potrebbe scandalizzarsi, specie quelli dell’opposizione che Iorio lo davano per morto e che invece ora se lo ritrovano vivo e vegeto. Resuscitato, per capirci. Quello che sorprende, qualora mai Iorio fosse politicamente deceduto, è che è “morto” da presidente di Regione ed è rinato puma. Eh sì, perché quello che abbiamo visto in azione davanti ad una platea euforica non è più l’uomo della Piana dei Mulini, affaticato e in Robe di Kappa, ma è un animale politico rinato che ha affilato e bene gli artigli e lustrato ancora meglio i canini e gli incisivi. E se lo scriviamo noi, che di Iorio proprio non possiamo considerarci gli agiografi, qualcosa vorrà pur dire. Vuol dire se fino a qualche settimana fa la vittoria del centrosinistra poteva sembrare quasi scontata, oggi non lo è più. Attorno a Iorio si è ricreato consenso ed entusiasmo e se ieri sera la partita fosse stata quella delle sale, Iorio l’avrebbe vinta per cappotto. Mentre da una parte Piero Fassino parlava ad una platea nutrita ma non corposa del centrosinistra, dall’altra parte Iorio si ritrovava al cospetto di un’assemblea affollatissima. Gente che non era la stessa gente della Piana dei Mulini, che quest’estate alla piana c’era arrivata tirata per la collottola; no, questa volta la gente si è data appuntamento con convinzione e sarà per quella ragione che Iorio sintetizza bene in apertura del suo intervento: “Questo è in assoluto il voto più importante del dopoguerra”. Iorio radicalizza lo scontro (e politicamente fa bene) facendo intendere alla sua gente due cose: che il centrosinistra può farcela a rovesciare le sorti politiche del Molise ma che, allo stesso tempo, il centrosinistra può essere battuto. “Siamo in vantaggio” dice citando dati a sua disposizione.
La convinzione di Iorio nasce dal fatto che i molisani comprenderanno bene che “lo scontro non è tra il centrodestra e il centrosinistra ma tra il centrodestra e il centro affari”. Il governatore ne ha per tutti e dopo aver cannoneggiato Pietracupa e l’operazione Rialzati Molise, definita come il “record mondiale di trasformismo, la pagina più ridicola della storia molisana”, fa partire un paio di missili terra-aria all’indirizzo di altri due “traditori”: Vincenzo Niro (Udeur)e Adelmo Berardo (Unione per il Molise), accusando il primo di opportunismo e definendo il secondo “la barzelletta della politica molisana”. “Come fa Petraroia – si chiede maliziosamente Iorio – a stare insieme nella stessa coalizione con Adelmo Berardo? Il primo, protagonista di tante battaglie contro l’eolico selvaggio; il secondo, autore della legge sui pali eolici in Molise”. Bella domanda.
Iorio finisce in crescendo con una frase presa a prestito dal lessico rivoluzionario: “Il futuro appartiene a noi”. E come dargli torto? Da uno che come slogan se scelto “La vera rivoluzione è continuare” non ci potevamo aspettare altro. E se così fosse, se Iorio avesse la chance di continuare, sarebbe una vera rivoluzione, di proporzioni tali che gli toccherebbe andare in Regione col barbone alla Fidel Castro e vestito con la mimetica. Ma questo lo vedremo. Intanto prendiamo atto che l’asteroide che le agenzie aerospaziali avevano previsto passasse a qualche migliaio di chilometri dalla terrà intorno alle venti e quarantacinque, in realtà è passato molto più basso e all’altezza di Campobasso. Era l’asteroide Iorio che sta per impattare sulle urne. Achtung centrosinistra.
Poscritto. Nota comica della serata: l’assessore Velardi, intervenuto alla manifestazione, ha tenuto il suo intervento con i pantaloni curiosamente e rigorosamente raggomitolati. Non s’è capito il perché e nemmeno perché nessuno glielo abbia detto.