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“La Serata a Colono” di Elsa Morante

Cultura"La Serata a Colono" di Elsa Morante

A Mirano” La Serata a Colono”, regia di Mario Martone, con Carlo Cecchi Musiche di Piovani

Martedì 26 marzo 2013 ore 20.45
MIRANO (VE) – Teatro di Mirano

Carlo Cecchi e Mario Martone, a quarantacinque anni dalla sua pubblicazione, porteranno in scena per la prima volta “La serata a Colono” di Elsa Morante. «È la sua unica opera per il teatro, ispirata all’Edipo a Colono di Sofocle, ma non è mai stata rappresentata» racconta Cecchi, che della Morante era amico strettissimo. La Morante viveva, si potrebbe dire, in simbiosi col Gran Teatro, la mitica compagnia di Cecchi a cavallo tra gli anni ’60 e ’70; a sua volta Cecchi è stato il curatore, insieme a Cesare Garboli, dei due volumi dei Meridiani che raccolgono le opere della Morante (di cui è ricorso nel 2012 il centenario della nascita).
Non sono mancati in passato tentativi di rappresentarla: «Subito dopo l’uscita del libro, sia Eduardo De Filippo che Carmelo Bene – scrive Carlo Cecchi – pensarono di mettere in scena La serata a Colono. A un certo punto ne nacque un progetto cinematografico, che avrebbe messo insieme Eduardo come Edipo, e Bene come regista. Poi non se ne fece nulla. Negli anni ’70 altri primi attori volevano recitarlo; fra questi Vittorio Gassman. Ma ormai Elsa s’era fatta restia a farlo rappresentare. Anch’io in anni più recenti avevo deciso di metterlo in scena; per poi rinunciarvi, fermato dalle enormi difficoltà che presenta il testo, oltre alle quali, dovendolo affrontare nel doppio ruolo di regista e attore, si aggiungeva quella di dover recitare la parte lunghissima di un personaggio di difficilissima definizione e drammaturgicamente ambiguo. Quando giravamo Morte di un matematico napoletano, con Mario Martone, grande ammiratore de La serata a Colono, c’eravamo promessi di farlo insieme, un giorno o l’altro. Così, vent’anni dopo, quel giorno è arrivato e La serata a Colono va in scena per la prima volta, da quando è stato scritto».
Come si vede, si tratta di una vera e propria sfida la messa in scena di questo testo, attesa da decenni dal teatro italiano. Così l’argomento viene descritto dal Rodolfo Di Giammarco e Claudia Di Giacomo in Grandi monologhi del teatro contemporaneo. Vol. II: 50 scene d’autore per uomo, Roma, Gremese, 1999: «In una corsia d’ospedale degli anni Sessanta due portantini depositano una barella su cui giace, stretto da cinghie di contenzione, un vecchio ricoverato d’urgenza con gli occhi avvolti da garze insanguinate. È un accattone ex proprietario di radici contadine, vedovo con quattro figli, affetto da mitomanie epico-classiche, soggetto a squilibri, sorvegliato con devozione da una figlia quattordicenne zingarella che ha accenti forastici del basso Lazio, e che reca i segni dolci “delle creature di mente un poco tardiva”. Lei è Antigone. Lui è la reincarnazione di un Edipo trasandato, logorroico, nomade e sfregiato, accolto in un reparto Neuro-deliri dove stazionano tre Guardiani, un dottore-Teseo e una suora-Ismene. La tragedia sofoclea Edipo a Colono, ovvero il concludersi del lungo e tormentato esodo di un sovrano parricida e incestuoso, è, in questa Serata a Colono, un calvario rivissuto oggi con scabri accenti misti a deliri d’alta e remota nobiltà violata, con l’Edipo attuale pervaso da un dolore furioso, affetto da miraggi. La trepida pietà letteraria di Elsa Morante somatizza nel Coro dei ricoverati, e nei dialoghi, citazioni da discorsi politici e militari, da canti atzechi, da un blues di forzati, dall’Inno dei Morti ebraico, dalla Bibbia, dai Veda, da Allen Ginsberg, da Hölderlin. In questo contesto di sciatto pronto soccorso medico e di echi invece ispirati e mitici, l’Edipo cieco assurto a nostro contemporaneo, reduce da chilometri e chilometri di pellegrinaggio, senza pace come da profezia, reclama-declama d’aver “visto” l’inanità di grattacieli di vetro, di navi lunari e di Hiroshime, e non sa più se la città della peste, se la peste ontologica che sparge angoscia sia “conseguenza dell’infamia, o sua causa, o suo pretesto, o un suo sogno”».

Nel cast artistico figurano il Premio Oscar Nicola Piovani, che è l’autore delle musiche, e Sergio Tramonti, assiduo collaboratore di Martone da più di dieci anni, entrambi legati all’esperienza del Gran Teatro di Cecchi e di Elsa Morante.

 

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