C’è chi guarda i film horror per provare emozioni forti e chi invece – suo malgrado – certe scene le vive sulla propria pelle. È accaduto al Veneziale di Isernia: un’infermiera e una portantina sono rimaste bloccate per mezz’ora insieme a un cadavere, adagiato su una barella, nell’unico ascensore che consente di trasferire i pazienti o le salme dai reparti dell’emergenza, ossia pronto soccorso, rianimazione e cardiologia. In quell’ascensore largo appena 70 centimetri – come già evidenziato in passato anche dai mass media nazionali – una barella ci entra a stento, mentre gli infermieri ci vanno a incastro nel poco spazio che resta. L’impianto è andato in blocco mentre erano dirette alla camera mortuaria. Contemporaneamente le luci e l’aria condizionata si sono spente, mentre il campanello d’allarme non ha dato segni di vita. Una delle due donne – che soffre di claustrofobia – dopo aver avuto un attacco di panico è quasi svenuta, accasciandosi sulla barella. La collega, impossibilitata a muoversi, non ha potuto soccorrerla. Per farla calmare ha fatto un po’ di luce con il telefonino. Nel frattempo ha tentato di aprire l’ascensore ma davanti a lei ha trovato solo un muro. Ha provato a battere i pugni, a gridare, ma solo dopo dieci interminabili minuti qualcuno da cardiologia ha capito tutto e dopo altri venti minuti si è riusciti a sbloccare l’ascensore. Nonostante questioni analoghe fossero stati già segnalati su altri ascensori – da parte di pazienti e parenti in visita – evidentemente non si è provveduto a effettuare verifiche più approfondite e a risolvere il problema. Stavolta è andata bene. La donna colta da malore se l’è cavata con una visita al pronto soccorso, ma se il blocco dell’unico ascensore che collega ai reparti di emergenza si fosse verificato mentre si stava trasportando un paziente in gravi condizioni, non osiamo immaginare come sarebbe andata a finire.