La travagliata storia dello Zuccherificio del Molise s’incrocia con una serie di onerosissime consulenze che ne appesantiscono il già complesso quadro di crisi. Incarichi per 1milione e 900mila euro.
Parlare dello Zuccherificio del Molise, come del resto di tutte le aziende partecipate dalla Regione Molise, è come di sfilarsi i pantaloni dalla testa: un’impresa impossibile. Un rompicapo che solo l’autolesionismo politico molisano poteva produrre. Finita l’era riconducibile a Remo Perna (“il Marchionne del Molise”, come lo definì l’ex governatore Iorio) e divisa la questione in stile Alitalia, con una bad company a cui inchiodare le croci e una newco a cui ammannire le delizie (ammesso che ve ne siano), la questione dovrebbe avviarsi soluzione. Usiamo il condizionale, che in Molise è d’obbligo, poiché più spuntano carte e più ci convinciamo che se a politiche industriali nuove di zecca non si aggiungerà un cambio di mentalità generale, politica e manageriale, da questa storia, come da tutte le altre storie molisane, non se ne verrà fuori.
Ne abbiamo già parlato nei giorni scorsi, scrivendo di zucchero e polli che in tutto il mondo producono utili e qui da noi producono solo buchi e buche, osservando come la gran parte del disastro accumulato sia da ascrivere alla politica. Tanto per dare i numeri (perché è di cose da pazzi che stiamo parlando), la Gam (Polli) perde ogni mese ottocentomila euro mentre allo Zuccherificio del Molise Spa sono toccati negli ultimi anni oltre cinquanta milioni di euro che non sono serviti a nulla, salvo a far salire insieme alla glicemia anche un vorticoso giramento di cabbasisi ai molisani, stufi di rimetterci in ogni questione l’osso del collo. Ma il dramma, quello vero, è che nonostante il fiume di denaro pubblico immesso nel circuito industriale ci ritroviamo con gente che sta a casa e con gente che rischia di andarci. Lavoratori, indotto e famiglie che viaggiano costantemente borderline, su quella linea invisibile tra l’esserci e il non, tra lo spettro della disoccupazione e l’illusione di una schiarita.
Spuntano, tornano, vanno e vengono carte nuove, seminuove e nuove di zecca. Ne abbiamo ricevute una buona dose, e insieme a noi le hanno ricevute anche altri soggetti. Tra questi il presidente della Regione, Frattura, e la Procura della Repubblica di Larino. Sotto accusa i costi del management e quelli esorbitanti delle consulenze conferite negli ultimi tempi. Noi non sappiamo se vi siano indizi di reato e nemmeno c’importa di saperlo (a questo penseranno eventualmente i giudici), quel che invece ci interessa rilevare e offrire come informazione alla pubblica opinione è il pauroso e oggettivamente gravoso sistema di consulenze e incarichi professionali che vanno ad innestarsi dentro la crisi dell’azienda saccarifera molisana. Una maggiore prudenza, ed una maggiore oculatezza nell’amministrazione, s’imporrebbero dinanzi ad una crisi che rischia di mettere per strada decine di lavoratori. Se non altro per una questione di stile insieme a quella di una buona amministrazione.
Spaventa, se non altro per il numero roboante, la consulenza affidata allo Studio legale Bruno di Roma: 800mila euro per un’azione di supporto al management dello Zuccherificio, finalizzata allo studio delle ragioni di crisi e all’individuazione di una strategia d’uscita. Una seconda consulenza, di 340mila euro (pagati solo 200mila), sempre per le medesime ragioni si assistenza al management, è andata alla Accurancy di Milano. Sempre per ragioni legate alla ristrutturazione aziendale, e a beneficio del management, un’altra consulenza di 230mila euro va al professor Alessandro Musaio di Roma. Per assistenza e studio sulle questioni fiscali 80mila euro vanno alla Vitali, Romagnoli, Picardi e associati di Milano. Con la Tempogest di Misano Adriatico (Rimini) viene invece stipulato un contratto di collaborazione coordinata e continuativa (febbraio – dicembre/2013), affidato al dott. Bruno Feligni, per 15mila euro al mese, con la esclusione dei mesi di luglio e agosto in cui il compenso sale a 20mila euro. Alla Demicon di Velletri (Roma) va invece l’incarico di analisi e revisione dei costi relativi a telefonia, energia elettrica, metano, carbone e altre forniture. Il compenso pattuito a favore della Demicon è pari al 50% del risparmio ottenuto (da luglio a dicembre 2012 la Demicon ha fatturato 400mila euro). Agli avvocati Maurizio Santori e Daniele Mariani di Roma vanno invece 90mila euro per una consulenza in tema di diritto sindacale e del lavoro. Infine, l’amministratore unico della newco (Nuovo Zuccherificio del Molise srl), Alberto Alfieri, conferisce mandato al sig. Antonio Di Rocco al fine di “programmare ed organizzare l’attività prettamente agricola e di ogni altro servizio inerente e collegato alla stessa quale l’acquisto del seme, la semina, la raccolta della barbabietola, in previsione della futura campagna saccarifera 2012/13”. Costo dell’incarico a Di Rocco, presidente del Cda della bad company (Zuccherificio del Molise Spa), è di 20mila euro per il periodo 1° settembre/31 dicembre 2012.
Ora, al netto delle valutazioni che ciascuno potrà fare sulla congruità dei compensi e sull’esorbitanza dei medesimi, vorremmo porci qualche domanda: ma un management che ha bisogno di tutte queste consulenze esterne, che management è e, soprattutto, a che serve? Seconda domanda: ma non esistevano in loco studi, avvocati e consulenti meno onerosi da ingaggiare? Era proprio necessario arrivare a Velletri per capire come si tagliano spese telefoniche, di gas e d’elettricità. E in Molise, non v’è forse qualcuno capace di rendere consulenza in materia di diritto sindacale e del lavoro? E infine, ma davvero infine: quei 20mila euro ad Antonio Di Rocco, presidente della “compagnia cattiva”, era proprio necessario che la “compagnia buona” glieli mettesse tra le mani? Sono domande che lasciamo alla risposta dei lettori, non prima di essercene fatta una ulteriore: ma il management dello Zuccherificio del Molise, nuovo è vecchio, quanto ci costa e quanto c’è costato.