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domenica, Settembre 8, 2024

Glory Days. Springsteen nel tempo che passa e ritorna

CulturaGlory Days. Springsteen nel tempo che passa e ritorna

di Emi Curatolo

«Ho visto il futuro del rock and roll e il suo nome è Bruce Springsteen.» (Jon LandauThe Real Paper, 22 maggio 1974). Quella che avete appena letto è, probabilmente, la citazione più appropriata per definire oggi Bruce Springsteen a circa quarant’anni da allora. Il futuro era quello che Jon landau, produttore e critico musicale, aveva visto poche ore prima di quel giorno di pioggia quando, alle quattro del mattino, comincia a ticchettare sulla propria macchina da scrivere. Racconta, Landau, del concerto al quale ha appena assistito, Harvard Square theatre. “Ho visto fuggire dai miei occhi tutto il rock passato, in un attimo”, scrive ancora mentre la pioggia continua a cadere in quel maggio piovoso americano.

Il pezzo di Landau è oggi un monumento del giornalismo musicale, una gemma che torna dal passato con tutto il suo carico di luce e che ci è utile a capire la poesia, la musica, la grinta, la capacità continua di rigenerarsi di quello che un tempo era un giovane arrivato da Ashbury Park, New Jersey, ed ora è un signore ultrasessantenne che sono qualche giorno fa ha infiammato lo stadio di San Siro, a Milano, quello della gloria nerazzurra e rossonera, eseguendo tutto d’un fiato l’album Born In The Usa targato 1984. Saranno trent’anni, il prossimo anno, da quando quel disco cominciò a girare sotto le puntine di mezzo mondo (ben 15milioni le copie vendute). A San Siro quello di Springsteen è stato un concerto memorabile, da conservare per anni e anni nel deposito della memoria. A San Siro, dove tra gli scaloni vivono ancora le emozioni lasciate da Marley, Bob Marley, in quell’estate del 1980; a San Siro ora si sono aggiunte altre emozioni, quelle impresse nel cemento, nel ferro, nella plastica delle seggioline, nell’erba del prato dall’esecuzione rollante di Born In The Usa: tutta la track list dell’album, tutta d’un fiato: Born in the U.S.A. Cover Me, Darlington County, Working on the Highway, Downbound Train, I’m on Fire, No Surrender, Bobby Jean, I’m Going Down, Glory Days, Dancing in the Dark, My Hometown

A vederlo oggi, il futuro del rock and roll, viene da immaginarlo al passato. I giorni di gloria, sono ormai quelli alle spalle, un po’ per tutti. “I giorni di gloria – canta l’eroe del New Jersey – ti sono passati accanto […] i giorni di gloria che tornano indietro […] i giorni di gloria che non abbiamo avuto”.  E’ questo il destino della musica e del tempo che passa, starsene seduti una sera, in qualsiasi posto del mondo, e richiamare indietro i giorni e la gloria. Springsteen lo fa suonando, Proust c’ha scritto milioni di parole, ma ognuno di noi, a modo proprio, può fermare il tempo che passa e a farlo vivere nel futuro.

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