Continua ad avere ripercussioni molisane la vicenda politico-giudiziaria di Silvio Berlusconi. In una prima fase l’ipotesi più gettonata era quella del subentro di Ulisse Di Giacomo, nel caso in cui il Cavaliere decidesse di dimettersi dal Senato, per evitare l’umiliazione dell’espulsione per motivi penali e per garantire la governabilità del Paese.
Ma oggi quell’ipotesi sembra aver perso consistenza, perchè il Cavaliere dimostra di avere voglia di far saltare il tavolo e provocare la crisi, qualora il Pd al Senato voti per la sua inellegibilità.
Solo un’interpretazione benevola della Legge Severino potrebbe salvare Berlusconi. Ovvero un’interpretazioni che dichiari la legge non retroattiva.
Ma, a questo punto, c’è un altro molisano che promette battaglia. È Marcello Miniscalco di Rocchetta a Volturno, segretario regionale socialista del Molise. Nel gennaio scorso, Miniscalco, presente nel listino del presidente Frattura alle elezioni regionali, venne dichiarato incandidabile prima ancora che si aprisse la campagna elettorale, con una solerzia che vide protagoniste diverse forze politiche locali, Pdl incluso.
Lo ha detto Riccardo Nencini, segretario Psi, riferendosi alla vicenda che coinvolse l’amministratore socialista Marcello Miniscalco per una condanna passata in giudicato nel 2001, relativa a un episodio del 1995, quando, da sindaco di Rocchetta al Volturno, non concesse l’autorizzazione per una manifestazione elettorale. La sua scelta venne motivata da ragioni di ordine pubblico e sicurezza, ma Miniscalco venne condannato in tutti i gradi di giudizio per abuso d’ufficio.
“La legge cui si fece riferimento – osserva ora Nencini – è la stessa della quale si discute in queste ore. Ma troppo spesso la legge italiana è debole con i forti e forte con i deboli. Il Ministro dell’Interno Alfano si ritroverà sul tavolo un’interrogazione parlamentare sul caso Miniscalco. Sarò curioso – conclude Nencini- di leggere quale sarà la risposta”.