Nuovo tragico episodio della sanità malata della nostra regione. Una sanità sempre più sofferente a causa di una politica dei tagli indiscriminati e senza raziocinio che stanno distruggendo tutto quanto fatto di buono negli ultimi decenni a livello di difesa della salute dei cittadini.
Questa volta la nuova vittima di un nuovo episodio di malasanità che fa gridare allo scandalo, è una donna 75enne di Isernia, a causa di una frattura dell’anca era stata ricoverata al Santissimo Rosario di Venafro, l’unico ospedale di zona dove c’è la sala operatoria di ortopedia, ma non c’è più rianimazione, tagliata di recente a seguito della cosiddetta razionalizzazione. La donna ieri mattina entra in sala operatoria, dove inizia la procedura dell’anestesia, ma la paziente dà segni di sofferenza cardiaca, presagi di un infarto. Subito scatta l’allarme, i medici cercano di fare tutto il possibile per fronteggiare l’infarto, ma non funzionando più il reparto di rianimazione, è necessario trasportare urgentemente la donna all’ospedale di Isernia, dove c’è la rianimazione. La poveraccia viene caricata su un’ambulanza e via ad una corsa disperata verso Isernia, ma non c’è niente da fare. La donna muore appena dopo l’arrivo al Veneziale.
Non certamente, ma molto probabilmente, quella donna, una mamma, una nonna, se fosse stata rianimata immediatamente in un reparto attrezzato, sarebbe ancora viva. Niente da rimproverare a medici e infermieri di Isernia e Venafro, che hanno fatto tutto il possibile, ma i parenti stanno valutando un’azione legale contro l’Asrem. Il motivo è chiaro: come si può operare e praticare anestesie se in un ospedale manca la rianimazione, ovvero la possibilità di fare fronte alle emergenze?
È una domanda che non ha una risposta, per lo meno a Venafro, dove il caso sulla chiusura di rianimazione e la mancanza di un’autombulanza attrezzata fu già sollevato dal Comitato Santissimo Rosario e provocò anche un mezzo trambusto nei rapporti tra Frattura e Scarabeo.
La colpa, è chiaro, non è di nessuno, ma mai, come in questo caso e in casi simili, la colpa è di tutti noi che non ci ribelliamo e facciamo sentire la nostra voce di fronte allo scempio che stanno facendo della sanità molisana in nome della razionalizzazione.