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sabato, Dicembre 21, 2024

Notti bianche, anni neri e politici tinti di grigio: chi uccide la cultura in Molise?

AperturaNotti bianche, anni neri e politici tinti di grigio: chi uccide la cultura in Molise?

 

Santa Maria della Strada, Matrice (foto di Emi Curatolo)
Foto di Emi Curatolo

di PASQUALE DI BELLO

Le bellezze artistiche, paesaggistiche ed etnoantropologiche del Molise rischiano di morire per totale assenza di programmazione e politica culturale. Eppure esistono luoghi, manifestazioni, intelligenze capaci di portare lustro e ricchezza in regione se adeguatamente valorizzati.

Siamo costretti (nel vero senso della parola) a vivere nel capoluogo di regione per motivi di lavoro. Una città camposanto di nome Campobasso. Siamo reduci da un’estate che è appena dietro alle nostre spalle ma, se ci giriamo a guardarla, non ne vediamo alcuna traccia: il vuoto, il buio, la notte. Di cosa parliamo? Del minimo sindacale, in termini di semplice divertimento e di proposta culturale, che un centro che si arroga il diritto di capitanare (sic) una regione dovrebbe assicurare ai propri cittadini e a quelli, come noi e tanti altri, che per costrizione, scelta o ventura si trovano a vivere dentro il perimetro di un posto che si fa chiamare città ma che poi si regola come se fosse una rimessa di attrezzi sfasciati.

Lo spunto di questa indigesta riflessione ce lo offre la notte bianca, giostra appena conclusasi alle luci di quest’alba circolare carica di sole e monnezza per le strade. Dopo un’estate che immaginiamo i campobassani abbiano trascorso a dettare le proprie ultime volontà (altro che testamento, qui, in quest’estate, non si poteva fare), i commercianti si son fracassati i cabbasisi e alla fine hanno organizzato una notturna di spettacoli e bancarelle che, indubbiamente, è stato un successo di popolo; gente che ha dimostrato, ammesso che ve ne fosse bisogno, di come il desiderio di divertimento ed evasione, specie se a buon mercato visto i tempi che corrono, sia più che un desiderio una necessità collettiva.

Detto questo, e aggiunto che sono ormai stucchevoli, autoassolutorie e persino irritanti le giaculatorie del sindaco di Campobasso Di Bartolomeo – indebitamente sottratto alla gastronomia – sulla mancanza di fondi (sono quattro anni e mezzo che piange miseria: non capiamo perché non si dimetta se non dispone nemmeno dei soldi per chiudere una buca) vorremmo spostare il discorso su un piano più generale e meno caseario. Non vorremmo, infatti, che il nostro ragionamento si affossasse nella logica della scamorza e del caciocavallo che, seppur eccellenti, pare siano le uniche cose esportabili di questa terra. Vi sono invece bellezze naturalistiche, storiche, architettoniche, paesaggistiche, archeologiche e, latu sensu, culturali, degne di miglior sorte oltre che di migliori amministratori (ma per questo ci vuole poco).

Un esempio di quello che andiamo scrivendo ce lo offre il settimanale francese l’Express che, in una recente indagine sulle spiagge italiane, annovera Termoli tra le eccellenze nazionali insieme a pochissime altre località dislocate tra Sicilia, Sardegna, Puglia e Toscana. Come Termoli, il Molise è ricco di bellezze eccelse, tutte inversamente proporzionali alla lungimiranza e all’intelligenza politica di centinaia e centinaia di amministratori che si sono succeduti, dalla guida del comune più piccolo alla Regione. A mero titolo di citazione, e senza voler fare un torto a nessuno, vorremmo offrire ai lettori tre fotogrammi, simboli dell’eccidio culturale che patisce il Molise: uno di arte allo stato puro, l’altro di genio musicale e gusto, l’ultimo di tradizione e identità. Il primo è lo splendore mozzafiato di una chiesa (ma ve ne sono a decine): quella di Santa Maria della Strada a Matrice; il secondo – evento degno di ribalta internazionale – è l’Eddie Lang Jazz Festival di Monteroduni, ambientato nella meravigliosa cornice del Castello Pignatelli; il terzo è la Carrese di San Martino in Pensilis, tradizione millenaria, festa identitaria, miscela di religione, folklore, matrimonio pagano tra uomini e animali, spettacolo unico al mondo. Ebbene, e a ben guardare, la prima è ridotta a location per sposalizi da soap opera (tipici di certi agrari arricchiti a colpi di scamorze e caciocavalli o di borghesi a caccia di foto da regalare ai parenti poveri); il secondo a nicchia per addetti ai lavori in via di estinzione; la terza a oggetto di una guerra santa scatenata a colpi di avvisi di garanzia da animalisti di ritorno. Invece, l’una, l’altro e l’altra ancora, sono esempi superbi di genio, bellezza e storia, tracce di uomini passati e presenti, testimonianza di come la vita non si riduca – come vorrebbero farci credere politici e finanzieri – a mero scambio, mercato, mercimonio, speculazione, ma sia elevazione dello spirito, radicamento, identità, valori, comunità.

Eppure, che accade? Accade che da Matrice a Monteroduni a San Martino in Pensilis ci sia una tendenza a trasformare in cenere la poesia, a riciclare l’oro in monnezza. Vogliamo fare altri due esempi, per chiudere in bellezza? Prendete la storia del Teatro Savoia di Campobasso e della Fondazione Molise Cultura (collocata nella meravigliosa e ristrutturata sede della GIL): il primo defunto in questi giorni con la chiusura della Fondazione decretata dalla Provincia di Campobasso; la seconda, in pratica uno zombi senza un centesimo che non sia quello destinato a pagarne il personale, un monumento all’ipocrisia culturale lasciato in eredità a questo governo regionale dal precedente.

Allora, è per questo che oggi, qui ed ora, tutti coloro che hanno a cuore la storia, l’identità, l’amore per il sacro e per il bello, devono ribellarsi a prescindere dalle colorazioni politiche, dalle ideologie, dalle mode a dalle tendenze e chiedere che venga nominato un assessore regionale alla cultura, una figura che faccia solo questo da mattina a sera: occuparsi di come risollevare, pulire, lucidare e far splendere le bellezze e la storia del Molise in Italia e nel mondo. Questo, insieme ad una virtuosa politica dell’accoglienza e della ricettività, ad uno stretto collegamento con il circuito turistico, enogastronomico e della produzione agro-alimentare, non solo darebbe visibilità al Molise ma, cosa decisamente importante, contribuirebbe a creare posti di lavoro e a far crescere nuove e solide professionalità.

Ecco: Frattura se lo vuole fare il quinto assessore, lo faccia e faccia presto. Ma con questo vincolo: che sia unicamente destinato ad occuparsi di cultura. In questo caso sarebbero soldi ben spesi. Il governatore ha delegato un consigliere regionale ad occuparsi di cultura, un po’ poco visto che la figura interessata (Nico Ioffredi) non ha alcun potere decisionale. Venga invece strutturato un vero e proprio assessorato ed affidato a mani competenti. Di figure ce ne sono: studiosi, artisti, critici e intellettuali, eccellenti e negletti, sparsi su questo territorio benedetto dal Creato, dimenticato dalle cariatidi politiche e ucciso da magliari e venditori di tappeti.

 

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