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venerdì, Dicembre 27, 2024

Indennità: il Molise s’indigna, la Casta si gira dall’altra parte

AperturaIndennità: il Molise s’indigna, la Casta si gira dall’altra parte

di PASQUALE DI BELLO

Oggi la protesta degli “indignati” davanti a Palazzo Moffa. Semplici cittadini si sono dati appuntamento davanti alla sede del Consiglio Regionale per manifestare contro le laute indennità dei Consiglieri regionali e l’aumento della tassazione. Mentre tra la gente comune monta la rabbia, i politici preferiscono girarsi dall’altra parte.

Mentre fervono i preparativi per festeggiare l’immane disgrazia del mezzo secolo di autonomia regionale (perché tale s’è rivelata all’urto del tempo), si moltiplicano i segnali, s’accendono le spie, suonano gli allarmi di quello che pare essere un irreversibile stato di decomposizione del Molise. Piccole cose, dalle quali si capiscono le grandi. Per esempio, parcheggiare in centro a Campobasso (nemmeno fosse Vienna) costa un euro per un’ora. Partire da Campobasso (nemmeno fosse Calcutta) per Roma è un’impresa che farebbe impallidire Colombo, Vespucci, Magellano e Marco Polo per l’audacia, i rischi e le incognite che tale viaggio comporta. Poche ore fa, tanto per non andare lontano, è bastato un rovescio d’acqua più burrascoso del solito e qualche scarica elettrica a imporre ore di ritardo ai passeggeri in partenza dal capoluogo – si fa per dire – del Molise. Purtroppo, qui da noi, i treni partono in ritardo anche col bel tempo e il vero dramma è proprio questo, non il gavettone d’acqua della notte scorsa.

Sempre col bel tempo, cioè alla luce del sole, la casta politica (interamente intesa e con l’unica eccezione del Movimento 5 Stelle) ha proceduto nei mesi scorsi all’adeguamento delle proprie indennità di mandato e funzione rispetto al decreto Monti, quello per la riduzione dei costi della politica (174/2012). E’ nata così la legge 10/2013 che, nel senso letterale del termine, sta entro i limiti del decreto Monti ma, nella sostanza, si pone fuori dalla grazia di Dio. Carte alla mano, come ormai ampiamente certificato, le indennità arrivano sino a 11mila 500 euro mensili. Cifre manicomiali se paragonate alla fame, in senso letterale e sostanziale, che fa il popolo tartassato da balzelli, aumenti, e mazze d’ombrello (per utilizzare un’immagine cara ad Altan e che rende l’idea). In queste somme, come abbiano ormai scritto fino alla nausea, sono compresi 2451 euro netti (art. 7), non rendicontabili né tassabili, per ciascun consigliere regionale: è la cosiddetta norma portaborse. In itinere, sul tema, vi è una proposta di legge congiunta Frattura – Niro che tenta di regolamentare una materia che evolve verso la. Materiale esplosivo che si va ad aggiungere al clima montante di tensione sociale e protesta che avanza in progressione geometrica tra i cittadini. Una prova di quanto sia carico il vulcano l’avremo con la manifestazione promossa dagli “indignati” davanti a Palazzo Moffa (oggi, per chi legge, alle ore 10), semplici cittadini, fuori da partiti e movimenti, che hanno deciso di auto organizzarsi e dare voce alla rabbia di chi mastica ferro da mattina a sera. Dopo quella organizzata qualche settimana fa dal Movimento 5 Stelle, questa è la seconda manifestazione di protesta contro privilegi e indennità.

Oggi l’indignazione colpisce principalmente il centrosinistra al governo della Regione, incapace di aver trovato un equilibrio serio e plausibile tra i compensi di lorsignori e la vita delle persone ordinarie ma, a ben vedere, il problema viaggia a ritroso nel tempo, investendo una classe politica trasversale che, decennio dopo decennio, ha mortificato, vanificato e resa grottesca quell’autonomia che oggi si vorrebbe celebrare. Per come stanno le cose, e stanno molto male, quell’autonomia si è trasformata in arbitrio e l’arbitrio si è trasformato in arroganza: quella di regalarsi in un fazzoletto di terra privilegi da sultani e califfi. Questo non era tollerabile ieri non lo è nemmeno oggi.

 

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