Prima e significativa udienza dibattimentale per il processo Termoli Jet. Il giudice D’Onofrio imprime una forte accelerazione ai lavori, riduce le liste testimoniali e fissa già la prossima udienza al 29 settembre. Il tentativo è quello di scongiurare la prescrizione del reato di truffa aggravata, in agguato a fine mese. Del reato sono chiamate a rispondere nove persone tra cui molti politici dell’ex governo regionale.
Prima c’era solo il Pm Papa, ora c’è anche il giudice Roberta D’Onofrio a voler celebrare l’ormai celeberrimo processo Termoli Jet, quello che non s’aveva da fare e che, invece, ironia della sorte, “rischia” di farsi per davvero seppur in articulo mortis. Il giudice D’Onofrio, come una sorta di angelo sterminatore, ha sterminato la raffica di eccezioni sollevate dalle difese in apertura del procedimento a carico di nove persone chiamate a rispondere di truffa aggravata per aver scialacquato oltre otto milioni di euro provenienti dalle risorse ex art. 15, destinati alla ripresa produttiva post terremoto e alluvione e finiti spesso a finanziare progetti al confine tra il ridicolo e il grottesco. Per capirci, patate turchesche e seppie, che detta così pare un piatto della cucina popolare e, invece, si tratta di due solenni fesserie finanziate con i soldi pubblici.
Caduti in prescrizione i reati di falso e abuso d’ufficio, è restata in piedi la truffa aggravata dall’utilizzo di risorse pubbliche, un’accusa che coinvolge Politici potentissimi di un tempo andato (Iorio, Picciano, De Matteis, Vitagliano, Di Sandro, Chieffo), imprenditori del trasporto su gomma ma con vocazione tardiva all’acqua marina (Giuseppe Larivera e Paolo De Matteis Larivera) e un funzionario regionale (Domenico Pollice). Il pericolo, imminente, è che si prescriva anche l’ultimo reato il cui termine è destinato a spirare il prossimo 31 ottobre. Scadenza alla quale il giudice D’Onofrio ha tutta l’intenzione di arrivare con una sentenza, differenza delle difese che hanno un interesse diametralmente opposto: quello di far decadere anche questo ultimo reato.
Da qui la battaglia processuale vista in aula, con difese armate fino ai denti e pm e parti civili attrezzate di altrettanti armamenti. In mezzo il giudice che ha dato segnali ben precisi. Due in particolare: la riduzione delle liste testimoniali dei tutte le parti (ammessi solo due testi per ciascuna parte in causa) e la fissazione a stretto giro della prossima udienza, programmata per martedì 29 settembre, a soli tre giorni dalla prescrizione. Il giudice, in quella circostanza, ha fatto sapere che intende escutere tutti i restanti testi (due, del Pm, sono stati ascoltati nell’udienza d’apertura) e procedere alla discussione. Questo vuol dire che, entro il 31, salvo colpi di scena, avremo la sentenza.
Ultima notazione: in aula era presente solo Gianfranco Vitagliano a cui va dato atto della positiva condotta processuale. Tutti gli altri, diversamente, erano assenti e ne è stata dichiarata la contumacia.