Alberi di pesche e albicocche e poi farro, orzo, miglio già seminati, nei campi ora sott’acqua. Tutte colture biologiche, coltivate con impegno, e che ora praticamente sono da buttare. A guardarle si stringe lo stomaco. I terreni sono di proprietà dell’azienda agricola Desiderio tra San Martino e Portocannone, a ridosso della statale 87. Sono in queste condizioni da lunedì pomeriggio, da quando ormai aveva smesso di piovere, ma da quando il fiume Biferno ha iniziato a gonfiarsi fino a rompere gli argini in più punti, scaraventandosi con tutta la sua forza nei campi circostanti, allagando quasi 20 ettari di terreni. Disperato il giovane imprenditore Flavio Desiderio che ogni volta vede buttare al vento impegno e sacrifici. “Noi chiediamo solo di continuare a fare gli agricoltori, ma in queste condizioni è impossibile. Puntualmente gli argini del Biferno sirompono e noi ci allaghiamo, ora a chi dobbiamo chiedere i danni” spiega Desiderio. La situazione oggi è questa: la strada che collega tutti i terreni continua a essere impraticabile. Ormai il Biferno ha deviato il suo corso e passa per i campi dell’azienda agricola. E lo farà fino a quando qualcuno non verrà a sistemare gli argini rotti. Ma finora da queste parti nessuno si è fatto vivo. Il Biferno ha aumentato la sua portata sia perché dall’invaso del Liscione sono state aperte le paratie, ma anche per la tanta acqua arrivata da un suo affluente, il Cigno, che scorre a valle di Casacalenda e Larino. Da Molise Acque parlano di normale rilascio di acqua prevista per questo periodo. Ma intanto campi qui così allagati si erano visti solo con l’alluvione del 2003. Per quanto ancora bisogna sopportare danni e tragedie annunciate? Tutto questo mentre il progetto da 15 milioni di euro, soldi per altro già disponibili, per mettere in sicurezza gli argini del Biferno, continua a rimanere nei cassetti del Consorzio Industriale.