di Adelchi Battista
Partiamo dall’inizio: quando scavallava il millennio, e non esisteva Youtube, non esisteva Facebook, né il Movimento 5 Stelle e Grillo faceva gli spettacoli comici, io scrivevo trasmissioni radiofoniche in cui c’era uno con la voce figa che alla radio tentava di risvegliare le coscienze del popolo informandolo di tutta una serie di cose. Faceva vedere i punti dolenti di un sistema che andava lentamente verso l’autodistruzione e immaginava un mondo migliore fatto di persone oneste e cittadini che prendevano il potere e salvavano l’umanità. Più avanti, quando con maggiore serietà mi misi a studiare la possibilità di sistemi sociali a gestione ‘aperta’, conobbi Beppe Grillo, gli manifestai tutta la mia stima, e mi parve di capire che la cosa fosse reciproca.
Alle elezioni di febbraio ho raccontato un’altra parte di questa storia, più personale e politica, per spiegare la mia candidatura al senato con Massimo Romano e il movimento di Costruire Democrazia, che dal punto di vista politico è molto vicino al 5Stelle, in alternativa allo squallore dei due schieramenti, alle caste di ogni genere e ai conflitti di interesse che hanno sovrapposto il potere economico a quello politico. Alla Camera, non ho alcuna difficoltà ad ammetterlo, non presentandosi Costruire Democrazia, ho votato il M5S. Perciò, amici cari, partiamo da un punto. Io sono un elettore di Grillo che è molto, molto deluso.
Per oltre dieci anni ho studiato la possibilità di un sistema di gestione del consenso, di discussione e di partecipazione più aperto ai cittadini, più trasparente e più adatto alla modernità, che tenesse conto della rete come metodo connettivo, e che fosse radicalmente nuovo e diverso. Ora, tutti quelli che hanno intrapreso questa strada prima di me, hanno capito due cose fondamentali: la prima è che è ormai obsoleta, fatiscente e ottocentesca la meccanica della ‘rappresentanza’ parlamentare. Lo scrivo da anni, e so di ripetermi, ma ormai è chiaro a tutti che non c’è un solo essere sulla faccia della terra identico a noi, che possa perciò riportare in una assemblea pubblica le nostre opinioni su ogni materia dello scibile umano. Parliamo di ciò che i grillini hanno ridotto all’equazione “1 uguale 1”. E va benissimo, se non fosse che, nelle condizioni in cui siamo adesso, 163 persone rappresentano le opinioni di 9 milioni. Ora, un movimento serio, studierebbe il modo di rappresentare queste opinioni al meglio. Capite bene che se prendo due argomenti a caso di stringente attualità, tipo la ricerca sulle staminali o la responsabilità civile dei giudici, all’interno di questi 9 milioni si formeranno maggioranze e minoranze. A vederla con maggiore obiettività, su qualunque argomento possiamo tirare fuori dal cilindro, un sistema aperto vedrebbe formarsi sempre maggioranze diverse e variegate, e che non c’è movimento politico o partito o fazione che possa tenere insieme sempre, su ogni argomento, le stesse persone.
Chiarito questo, c’è la seconda cosa fondamentale: un movimento che abbia a cuore i cittadini deve studiare una soluzione per fare in modo che il potere legislativo sia sottoposto sempre al vaglio delle maggioranze, fatta salva la governabilità. Questo è possibile, se si vuole usare la rete facendo in modo che 1 valga veramente 1, solo disciplinando in modo ferreo la questione della IDENTITA’ sul web. Una democrazia partecipata vuol dire che per accedere alle istanze pubbliche bisogna avere una chiave formata, per esempio, sul codice fiscale, che è unico per ognuno di noi. (Se si intraprende questa strada, bisogna prima fornire la rete a tutti quelli che non ce l’hanno, bisogna spiegargli come fare, formarli, formare i formatori.) Infine bisogna chiarire tutti gli aspetti legati alla privacy, che pure non sono pochi. Quindi: infrastruttura, formazione, e poi struttura.
Si potevano (e si dovevano) fare 10 anni di sperimentazione in questo senso, e quindi fornire da subito testi e disegni di legge, perché questo deve essere un regolamento istituzionale, non una chiacchiera tra amici del Movimento, con un software che non si sa da dove viene, chi lo ha fatto e chi lo ha certificato, senza capire chi può votare, quante volte può farlo e incentivando sempre e dovunque l’anonimato. Il Movimento avrebbe dovuto dare l’esempio, sul proprio programma e sul proprio non statuto, (dove si dichiara ad esempio che il marchio è una proprietà privata che viene soltanto ‘prestato’ a chi, diciamo, rimane ligio e fedele ai proprietari). Non è stato il migliore dei punti di partenza, e transeat. Ma mi sarei aspettato da subito disegni e proposte di legge per meccanismi, anche transitori, di vera scienza della politica applicata alla modernità e alla tecnologia, che permettessero non solo la formulazione delle leggi, ma anche la loro discussione e le proposte emendative da parte dei singoli cittadini. Invece niente. Ho visto solo gente che si accapigliava, che saliva sul tetto, che sparava insulti a chiunque, e, certo, anche qualche sporadico bell’intervento, ben scritto, calzante, interessante. Ma ben pochi, in mezzo a cose terrificanti. Proposte? Zero. Addirittura ho sentito: tenere il Porcellum, o tornare al Mattarellum. E dov’è l’innovazione, amici miei, dipendenti miei, che vi ho mandato alla Camera pieno di speranze?
Ma andiamo oltre: l’affermazione del Movimento su scala nazionale è stata accompagnata, tra le altre cose, anche alla grande risonanza mediatica che un quotidiano vicino, il Fatto, ha voluto regalargli. Sul Fatto scrive un giornalista che io non ho mai amato, per una questione molto semplice: egli è un combattente, un militante che ha deciso di rivolgere la sua attenzione contro le libertà civili. Questo giornalista è molto noto e molto amato negli ambienti del Movimento, e in effetti ha contribuito moltissimo al formarsi di una coscienza collettiva secondo me piuttosto distorta e profondamente illiberale. Questo signore ha deciso che l’unico potere in grado di gestire la nazione intera è la Magistratura, per la quale io provo un profondissimo rispetto, ma che credo sia una delle tante caste che ancora girano per il paese. Ci sono sempre 10 milioni di cause in Italia, 75 mila carcerati di cui la metà in attesa di giudizio in carceri che possono contenerne 45 mila e ancora, da questo signore – e di conseguenza dal Movimento 5 Stelle – non abbiamo avuto una sola proposta. Si tratta di un gigantesco problema di DIRITTI UMANI FONDAMENTALI, sui quali, quando facevo l’eroe radiofonico, abbiamo condannato a parole mezzo mondo: gli Stati Uniti, l’Iran, l’Afghanistan, mezza Africa, la Cina ecc. Oggi ce l’abbiamo noi, questo problema.
Infine è morto Mandela, il Movimento si è contrito assai, l’eroe, il martire, e poi però il voto, la naturalizzazione, l’abolizione del reato di clandestinità (che in quelle nostre orribili carceri ha messo una quantità spropositata di gente), i diritti di nascita, sono tutti argomenti contro i quali il nostro caro Beppe non ha mancato di farsi sentire, ma non in senso positivo, semmai contro. Infine abbiamo anche dovuto assistere all’immondo spettacolo della gogna pubblica per Maria Novella Oppo, e alle castronerie sulla informazione. Queste sono le persone per cui ho votato? Questa è la linea? Questo è il Movimento?
Spero di avervi chiarito il mio pensiero. Nella vecchia politica queste si chiamavano mozioni, e si presentavano nei Congressi, ove l’assemblea le votava. Adesso non si usa più, e gli slogan del capo (o dei capi) diventano automaticamente legge e indirizzo politico. Bene, si vede che ho sbagliato a votare anche stavolta. Buon lavoro a tutti.