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sabato, Dicembre 21, 2024

Terremoto, sospetti sulla presenza di gas radon a Isernia e Termoli

AttualitàTerremoto, sospetti sulla presenza di gas radon a Isernia e Termoli

Il terremoto dello scorso 29 dicembre ha fatto pochissimi danni, solo qualche crepa superficiale negli edifici più malandati, tra Campania e Molise, a cavallo del Matese, ma sicuramente sul Web sta avendo conseguenze incontrollate, alimentando anche i timori delle varie popolazioni coinvolte.
Le interpretazioni si sprecano. Le più autorevoli, come quelle degli studiosi della Federico Secondo di Napoli, parlano del previsto risveglio della faglia del Matese. Ma c’è poi chi dà spazio alla fantasia pura, dando per esempio la colpa a fantomatici esperimenti della Nato. Le scie chimiche renderebbero l’aria maggiormente elettroconduttiva, in modo tale da consentire alle onde irraggiate dai riscaldatori ionosferici degli Stati Uniti di colpire la crosta terreste. Vera e propria fantascienza.
Così come sembra altrettanto azzardata anche l’interpretazione di chi ha visto nella anomala presenza di gas radon, rilevata nelle scuole di Termoli e Isernia, la prova provata dell’approssimarsi del terremoto.
Abbstanza fantasiosa anche l’altra tesi, che si sta facendo spazio su Internet, di un avvisaglia del prossimo risveglio del Vesuvio, dopo duemila anni, con effetti apocalittici.
Insomma, di tutto di più, ma rimanendo alla scienza vera, quella degli studiosi, l’interpretazione più affidabile delle scosse del 29 dicembre scorso, sembra essere quella dell’Università di Napoli.
Il terremoto del 29 dicembre scorso sarebbe stato causato dal risvegliarsi di una faglia al di sotto del Lago del Matese. A dirlo è uno studio condotto dai geologi del dipartimento di Scienze della Terra, dell’Ambiente e delle Risorse dell’università Federico II. Uno studio partito da tempo, ma che ha ripreso vigore all’indomani del sisma di magnitudo 4.9 che due giorni prima di Capodanno ha coinvolto le province di Caserta, Benevento, Isernia e Campobasso. Come sostengono i ricercatori del Distar, “la faglia potrebbe essere coinvolta nel sisma sia perché è prossima all’ipocentro del terremoto, sia perché ha caratteristiche (come immersione e inclinazione) compatibili con la geometria profonda ricostruita in base ai dati sismologici e la profondità del terremoto. Considerando profondità e magnitudo registrate, i ricercatori ipotizzano, con i dati finora a disposizione, che una sezione profonda circa 10 chilometri e di lunghezza limitata (di qualche chilometro) di un segmento della faglia del Lago del Matese si sia attivata generando il terremoto. L’area del Matese, hanno spiegato gli esperti, è caratterizzata dalla presenza di un sistema di faglie attive che include più strutture orientate a nord ovest e sud est. Alcune di esse sono considerate responsabili di forti terremoti storici, avvenuti nel 1349, nel 1456, nel 1688 e ancora nel 1805. Una delle strutture è proprio la faglia del Lago Matese che attraversa la parte centrale del massiccio montuoso e che è già stata individuata in passato dai ricercatori che affermano: è da considerare con attenzione, in termini di pericolosità sismica, perché l’area dell’epicentro ricade a cavallo dei due forti terremoti, del 1349 e 1688. Ecco perché le ripetute scosse che, sebbene a bassa intensità, hanno caratterizzato l’intera area matesina sono state monitorate con attenzione di ora in ora.

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