L’assemblea regionale del Pd, nel corso della quale sono state illustrate le mozioni congressuali di Fanelli e Venittelli, ha svelato quella che è la vera materia del contendere. A margine della elezione del segretario regionale del partito, si è innescato un vero e proprio referendum sul presidente della Regione, Paolo di Laura Frattura, e sulla sua azione di governo.
La sfida tra la kennediana Micaela Fanelli e la thatcheriana Laura Venittelli per la segreteria regionale del Partito democratico non è, come tutti credono, una tornata di elezioni primarie come tante ma, senza ombra di dubbio, un referendum a carico del presidente della Regione Molise, Paolo di Laura Frattura. Ce ne siamo persuasi definitivamente ieri sera quando, nel corso di un’assemblea regionale aperta al pubblico, le due candidate hanno preso la parola. Intervento a centrocampo quello della Fanelli, con azioni manovrate e gioco di rimessa, tutto di catenaccio quello della Venittelli che ha esibito più di un colpo di tacco. Non c’è dubbio, infatti, che qualche calcione a Frattura la parlamentare democratica lo ha rifilato senza troppi riguardi. Insomma, restando alla metafora calcistica, se Fanelli c’ha ricordato Gianni Rivera, l’abatino, così come ce lo ha consegnato nella sua indimenticabile prosa Gianni Brera, Venittelli c’ha riportato alla mente una via di mezzo tra Beppe Furino e Romeo Benetti, due tritaosse in forza alla tanto detestata (per noi interisti) Juventus degli anni ’70.
Venittelli dixit (con tanto di applausi del senatore Ruta): “Non baratteremo la Sanità pubblica con equilibri di maggioranza (chi ha orecchie per intendere intenda”; “Il partito regionale con interessi nella Sanità potrà anche irrigidirsi con me, ma io non ho paura”; “Il quinto assessore non lo voglio e lo dico chiaramente e i gruppi regionali devono essere soppressi come dice Renzi”;“Micaela, se Frattura ti sostiene io non so fino a che punto sarai libera e autonoma”. Insomma, colpi di tacco e colpi agli stinchi da mandare Frattura in infermeria.
Più pacata Fanelli (che ha parlato prima della rivale). Kennediana nello stile nelle citazioni (John Fante e Don Delillo), non a caso infarcisce la sua relazioni con immagini che vanno da Francesco Jovine ad Adriano Olivetti. “Un sogno sembra un sogno fino a quando non si comincia da qualche parte, solo allora diventa proposito, cioè qualcosa di infinitamente più grande”, dice con l’imprenditore di Ivrea simbolo della sinistra progressista. E qual è il sogno della Fanelli? Quello di un partito aperto, plurale, senza barriere e – soprattutto – “di supporto all’attività di governo della Regione”. Ed è qui, e solo qui, il vero punto di distinzione tra le due candidature: l’una, Fanelli, filogovernativa; l’altra, Venittelli, ipercritica rispetto al governo Frattura. Dice ancora la rossa di Termoli: “Voglio un Pd non servile, libero e con la schiena dritta”. Ruta continua ad applaudire e a molti tra i presenti, e noi tra questi, sorge una domanda: ma perché, in Molise, il Pd è forse una via di mezzo tra un cameriere e uno schiavo con la plastilina al posto della colonna vertebrale?
In conclusione, è evidente che l’asse della discussione si è spostato completamente e che i due segretari in pectore, a parte i tratti caratteriali e le linee programmatiche (spesso equivalenti), si distinguono sostanzialmente per una ed una sola cosa fondamentale: Fanelli sta con Frattura, Venittelli contro. Il nuovo segretario regionale del Pd, quindi, non verrà eletto con le primarie, come tutti credono, ma con un referendum sul governatore.