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domenica, Settembre 8, 2024

Granarolo e Gran manze… quando ci sono i soldi

AttualitàGranarolo e Gran manze... quando ci sono i soldi

di NICOLA MARINELLI (Movimento 5 Stelle)

Carta canta, e la Granarolo suona la musica di un progetto demenziale che in tempi così demenziali non poteva essere diversamente. Il cerchio si è chiuso sulle discussioni relative al progetto delle gran manze, mancava solo l’incognita dei finanziamenti che è stata risolta dalla disponibilità del cipe, con l’approvazione del progetto. Non c’è da meravigliarsi se vengono finanziati con fondi pubblici progettualità che rientrano nella logica del pensiero economico dominante, quello della globalizzazione che pone al centro delle attività economiche solo la ricerca del profitto a tutti i costi, che sacrifica il lavoro , l’ambiente, la qualità alimentare, sull’altare della speculazione più efferata. In un certo senso questo sopruso noi molisani ce lo meritiamo, nel senso che ci facciamo dettare le agende economiche dalle chimere delle multinazionali, dove basta che raccontano due balle su eventuali e fantomatici posti di lavoro, di sviluppo , di opportunità, e come per magia il molisano medio crede e beve tutto ciò che gli viene servito, anche con la complicità di amministratori della cosa pubblica che fanno tutto tranne quello di tutelare gli interessi della collettività. La giunta regionale, e nello specifico nella veste dell’assessore all’agricoltura , Facciolla, in questa vicenda hanno tenuto un comportamento alla Ponzio Pilato, aspettano che iniziano i lavori prima di esprimere un parere, anche se si sono espressi nel senso che non hanno espresso parere, chi tace acconsente. Non ci meraviglia questa ambiguità da parte degli amministratori regionali, in fondo ci sono sempre un po di impieghi da distribuire, e qualche amico da favorire fa sempre comodo, alla faccia dell’ambiente e dello sviluppo sostenibile Il Molise, terra di conquista , dove il progetto gran manze, rappresenta solo un primo approccio alla questione agricola, ormai saturi i terreni del nord per la direttiva nitrati, gli allevamenti intensivi hanno bisogno di terreni sani dove buttare i reflui, il Molise rappresenta per questo nuovo business dell’agricoltura del terzo millennio, una terra vergine pronta per essere violentata e saccheggiata da questi nuovi barbari,, che trovano una condizione socioculturale pronta a questo stillicidio. Questi gnomi delle multinazionali alimentare, forti delle politiche dei governi dell’Italia e dell’Europa, come si evince anche dalla facilità nel reperire finanziamenti pubblici, hanno buon gioco a delegittimare quella opposizione dei cittadini che si oppongono a determinati progetti, in quanto non esiste un programma , una politica agricola che mira allo sviluppo integrato dell’economia del territorio, attraverso una interazione tra agricoltura, turismo, cultura. Infatti, il progetto della granarolo viene fatto passare come una opportunità per costruire posti di lavoro e ricchezza, dove la multinazionale diventa un benefattore per le comunità rurali, in quanto non esisterebbero progetti alternativi alla zootecnia intensiva. Per la classe politica al governo della regione, non avendo nessuna capacità di programmare politiche agricole che tutelino il territorio ed il lavoro, l’intervento della granarolo toglie loro le castagne dal fuoco, cioè i nostri amministratori regionali sono ben lieti farsi guidare piuttosto che dirigere, e quindi qualsiasi progetto viene approvato , basta solo qualche piccolo torna-contino. La giusta risposta alla politica agroalimentare delle multinazionali , deve essere articolata e funzionale, non possiamo improvvisare momenti di opposizione solo all’insegna della estemporaneità, e dell’occorrenza. Al progetto delle gran manze , va contrapposto e sostituito un progetto, ed un programma alternativo, che vada in direzione opposta a quella indicata dagli speculatori del territorio, vanno denunciati tutti i rischi che sono connaturati a certe scelte di investimento, ma soprattutto devono essere messe ben in chiaro le alternative , e le linee altre, dello sviluppo del territorio molisano. Il Molise può e deve avere un indirizzo verso un’agricoltura all’insegna della qualità alimentare , e non delle quantità, i prodotti scadenti, se proprio devono esistere lasciamoli fare ai cinesi,( anzi sarebbe opportuno bandirli ), abbiamo un mercato dei beni di consumo, alimentari e non,che privilegia il basso prezzo ma con scadenza della qualità, con rischi per la salute dei consumatori. le nostre aziende agricole, le piccole e le medie, che rappresentano le sole unità produttive che possono garantire la qualità, e la tradizione della sana alimentazione, sono abbandonate a se stesse, in preda alla crisi economica in atto. I prezzi dei prodotti della nostra agricoltura di qualità, non sono competitivi con i prodotti agricoli importati , in quanto , produrre qualità , costa. Non è compatibile un basso prezzo di mercato con qualità alimentare, quindi vanno condotte tute una serie di azioni che portano il consumatore a prendere coscienza della realtà dei fatti, l’intervento deve essere complessivo e deve essere portato avanti, programmaticamente da una regia politica adeguata, che deve impegnarsi a promuovere in tutti i modi l’agricoltura di qualità. Diventa assolutamente fondamentale l’azione programmatica di una politica agricola, all’insegna di uno sviluppo economico sostenibile nel rispetto del territorio e dell’uomo. Purtroppo l’assenza di una reale programmazione della classe politica al potere nella nostra regione , e non solo in questa, fa si che vengano realizzate opere ad alto rischio ambientale, con pessime ricadute in termini di quantità e qualità di lavoro, che compromettono irreversibilmente le potenzialità di sviluppo sostenibile per una regione come il Molise con forte vocazione per una agricoltura di qualità.

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