Mezzogiorno di fuoco, venerdì, al tribunale di Isernia.
Davanti al giudice fallimentare, Valeria Battista, affiancata dal nuovo magistrato, Emiliano Vassallo, comparirà, in audizione, l’intero consiglio d’amministrazione dell’Ittierre, con Antonio Bianchi e Giovanni Petrollini. Con loro il professor Francesco Di Ciommo, l’avvocato che ha firmato la richiesta di concordato in continuità.
Insieme dovranno spiegare ai magistrati qual’è la strategia scelta per mantenere in vita il Polo tessile di Isernia, che dà lavoro a 650 dipendenti.
L’ipotesi più accreditata è quella della soluzione già vista per lo Zuccherificio di Termoli.
Nascerà la cosiddetta New Company che, depurata dei debiti che resteranno in capo della vecchia Ittierre, sarebbe pronta ad affrontare nuovamente la sfida del mercato della moda nazionale e internazionale. Una società molto diversa dalla vecchia Ittierre. Più leggera e meno costosa, che si affiderà soprattutto ai fasonisti locali per abbattere i costi di produzione.
L’operazione sarebbe garantita per i costi di partenza dalla Ikf di Milano, un fondo specializzato che acquista società in difficoltà, le rimodella, le riporta in utile e poi le rivende, guadagnandoci.
Un’operazione simile l’Ikf l’ha già portata a segno a Biella, con la Botto Fila, un’industria di filati anch’essa sul punto di fallire. Oggi la Botto Fila è e risanata e tornata in utile, tanto che potrebbe fornire i suoi tessuti alla nuova Ittierre, nell’ottica della filiera produttiva.
In sostanza l’Ittierre progetta e gestisce le licenze, i tessuti arrivano da Botto Fila e la produzione va in capo ai fasonisti molisani, garantendo anche l’occupazione dell’indotto.
La new company si aspetta anche l’appoggio della Regione e del Ministero dello Sviluppo Economico, in quanto la procedura di ripartenza sarà lunga e complessa, ma prevede, con il successo del salvataggio industriale, il recupero di tutti gli attuali posti di lavoro.
La nuova Ittierre, se così si può chiamare, ricontratterà anche con i Commissari Starordinari i costi e i noleggi delle attrezzatute e degli immobili di Pettoranello.
Domani quindi verranno tirate fuori le carte e, se i giudici diranno che il piano può essere ammesso, l’ultima parola spetterà al comitato dei creditori e delle banche. Sono loro, detentori di crediti per novanta milioni, che emetteranno la sentenza definitiva sul piano. In alternativa, chiaramente, c’è il fallimento con la desertificazione del polo tessile di Pettoranello.