Con un anno e tre mesi di anticipo sulla scadenza naturale del mandato è termintata l’esperienza dell’amministrazione guidata da Antonio Di Brino. Sedici consiglieri, di cui 12 dell’opposizione, tra cui anche quelli che fanno a capo a Remo Di Giandomenico, e 4 della maggioranza hanno firmato le dimissioni davanti al notaio Lucia D’Erminio nella notte tra giovedì e venerdì, protocollando in Comune oggi alle 11,15 il documento che mette fine alla legislatura. Una doccia fredda per il sindaco, ma anche per il resto della maggioranza. Da qualche settimana c’era stata qualche avvisaglia con due consigli comunali consecutivi saltati per l’assenza del numero legale. Ma di qui a un ribaltone, nessuno ci aveva creduto. Dei quattro della maggioranza la cui firma è stata determinante, solo Stefano Perricone di Molise Civile nell’ultimo anno aveva mostrato segni di insofferenza. Gli altri tre Francesco Di Giovine eletto con una civica, Timoteo Fabrizio e Ivo Sprocatti passati a Fratelli d’Italia non avevano mai apertamente contestato l’amministrazione. Fatale per Di Brino è stato l’esito delle primarie del Partito Democratico, in seguito al quale è partita una resa dei conti a tutti i livelli, se è vero, come è vero che dietro tutta l’operazione ci sono il presidente della Regione Paolo Frattura, l’assessore Vittorino Facciolla e il consigliere Filippo Monaco. Sono stati loro a condurre la trattativa e ad accompagnare personalmente il gruppo dei sedici nello studio del notaio. Il tutto con l’appoggio anche di Gianfranco Vitagliano, come dicono i ben informati. Dunque è stata una strategia trasversale a far cadere l’amministrazione. Un’accelerata degli ultimi giorni dovuta anche alla necessità di non consegnare Termoli a un lungo commissariamento. Le dimissioni di oggi infatti danno la possibilità di poter votare già nella prossima tornata prevista a maggio. Soddisfatti i consiglieri del centro sinistra che sono partiti in sette e sono riusciti con il tempo a portare dalla loro parte altri membri del consiglio.