Prove di guerra tra ospedali in provincia di Isernia.
Oramai lo scontro tra i comitati nati in difesa del Santissimo Rosario e del Ferdinando Veneziale, giorno dopo giorno, si va facendo sempre più aspro.
Non è una guerra dichiarata, perchè entrambi i comitati sembrano difendere i propri ospedali, ma l’associazione nata in difesa del Santissimo Rosario nelle ultime ore ha alzato il tiro, mettendo sotto accusa la sicurezza stessa del Ferdinando Veneziale.
L’ospedale di Isernia, infatti, sarebbe privo dei certificati di sicurezza antisimici, ovvero sarebbe classificato come una struttura a rischio. Tutto da dimostrare chiaramente, perchè nel corso dei decenni il Ferdinando Veneziale di terremoti ne ha visti e subiti almeno tre, nell’80, nell84 e nel 2009, ma senza alcuna conseguenza. Quindi, certificati a parte, l’ospedale di Isernia sembra offrire tutte le garanzie.
Ma è chiaro che il comitato Santissimo Rosario usa la strategia di mettere in discussione il Ferdinando Veneziale, per riavere quei servizi che sono stati tolti a Venafro e trasferiti a Isernia.
E si fa l’esempio di Rianimazione. Per il Comitato Santissimo Rosario, il servizio è stato chiuso e accentrato a Isernia, ma senza delibere ufficiali, solo attraverso ordini impartiti verbalmente. Insomma un giallo.
Il mancato funzionamento di Rianimazione, chiaramente, impedisce il funzionamento a regime a Venafro di Pronto Soccorso, Chirurgia e Ortopedia.
Per questo motivo il Comitato Santissimo Rosario prende di mira la sicurezza del Veneziale e chiede che i servizi accentrati a Isernia tornino a funzionare a Venafro.
E dopo l’offensiva venafrana, si è rimesso in moto anche il Comitato che difende il Ferdinando Veneziale, con il presidente Condidorio che ha convocato una riunione urgente per domani sera.
Insomma prove di guerra di campanile, o guerra tra poveri, nel panorama di una sanità pubblica ammaccata e malfunzionante che zoppica vistosamente, sia a Isernia, che a Venafro. Con gli utenti che, per fare un esame o una visita ambulatoriale, devono aspettare mesi e mesi, a dispetto di qualunque urgenza.