La drammatica situazione, umana e professionale, dei 68 dipendenti di Esattorie Spa merita qualche riflessione, necessaria a comprendere le gravi carenze di un sistema regione totalmente incapace di risolvere i problemi reali, quelli della gente comune.
La lettera aperta mandata alla nostra redazione, da uno dei lavoratori della società finita in concordato, meriterebbe di essere letta per intero. La delusione, il rancore, la disperazione di tanta gente finita in mezzo a una strada sono palpabili, si tocca con mano e mette sotto accusa un governo regionale, autodefinitosi di sinistra, ma che di sinistra non ha nulla, visto che gli mancano idee e coraggio per voltare pagina o cambiare verso, com’è di moda dire tra i cosiddetti progressisti.
La verità inoppugnabile è che a questo governo regionale è mancata qualunque volontà di risolvere una vertenza che, in un’altra realtà, sarebbe stata definita in pochi giorni.
Prima l’idea di far nascere una società controllata dalla Finmolise, che raccogliesse il testimone dalla società di Marcucci, attraverso la continuità aziendale. Idea presto abortita, grazie a un parere dell’avvocatura dello Stato.
Poi l’idea di fare un bando aperto ai privati con l’obbligo di assumere gli ex dipendenti di Esattorie. Progetto anche questo abortito in poco tempo. Infine la soluzione minimale di un bando aperto, sempre ai privati, in cui dare una sorta di premialità per coloro che si impegnino ad assumere gli ex lavoratori.
Intanto il tempo passa, la convenzione con l’Aci, per la riscossione del bollo auto non è stata ancora disdetatta, i comuni non sono stati coinvolti. Tutto continua ad andare avanti con approssimazione, superficialità e incompetenza. Si chiamano i lavoratori a presenziare a riunioni inconcludenti, mentre è trascorso già un anno. A fine giugno i 68 dipendenti di Esattorie saranno licenziati e finiranno in mobilità.
In dodici mesi non c’è stato nessuno capace di trovare una soluzione vera per un problema inesistente. La riscossione dei tributi è un obbligo per Regione e Comuni. I soldi bisogna incassarli. Cosa costava creare un consorzio tra Regione e Comuni, con la Regione come capofila?
Un Consorzio che garantisse la continuità aziendale, ereditando le professionalità, gli archivi cartacei e i data base delle vecchie Esattorie?
Bisognava solo lavorarci, magari affidandosi a qualche esperto. Problemi economici non ce n’erano e non ce ne sarebbero. Infatti l’aggio sui tributi di Regione e Comuni avrebbe potuto garantire il funzionamento della nuova organizzazione, senza alcun inconveniente. La verità è che manca la volontà politica, mancano le idee, ma mancano anche gli uomini capaci di portarle avanti. Questa è la triste realtà di una Regione capace da sempre di nominare decine di consulenti, ma incapace di risolvere problemi veri che, in un’altra realtà, sarebbero stati risolti in un battibaleno. Il Molise non ha cambiato verso, è rimasto quello di cinquanta anni fa, capace solo di attendere i soldi da Roma, ma incapace anche di spenderli.