Molise Acque, l’azienda pubblica più importante del Molise, è allo sbando totale, da un collegio dei revisori illegittimo e che continua a operare nonostante leggi regionali lo vietano, per arrivare alla “vacatio” del posto del direttore generale dal 29 aprile del 2014, quando, il consiglio di amministrazione, con il supporto del compagno consigliere delegato Salvatore Ciocca, decisero che Giorgio Marone, allora direttore generale, doveva andar via. Detto fatto, viene cacciato il direttore generale e da allora tale figura non è stata rimpiazzata, creando all’interno dell’azienda una commistione di responsabilità illegittime e non contemplate nemmeno dalle leggi delle regioni dell’africa centrale dove i dittatori decidono tutto, non sono mai arrivati a tanto, ma andiamo con ordine e vediamo cosa succede a Molise Acque, che oltre ad avvelenare i cittadini con acqua putrida fa anche altro.
Partiamo dall’inizio, da quando cioè, viene nominato il nuovo consiglio di amministrazione cosi composto, Piero Neri, avvocato, nominato Presidente, Gianpiero Cesario, Francesco Petraroia e Angelo Simonelli, consiglieri di amministrazioni, pagati dai molisani, cosi come sono pagati i revisori dei conti illegittimi, nelle persone di Antonio Digati presidente, Giuseppe Chiappini e Antonio Palazzo componenti del collegio. Questi signori, che operano in totale sinergia, la prima cosa che fanno nell’aprile del 2014 è cacciare il direttore generale Giorgio Marone, il quale ha poi prodotto una denuncia in procura contro questi signori, da allora il suo posto è vacante e le sue funzioni, da almeno tre mesi, le svolge il presidente del cda, l’avvocato Piero Neri, ma anche in questo caso siamo di fronte a una illegittimità evidente e inaudita, perché? Semplice, i compiti del cda e del Presidente sono chiaramente scritti, nero su bianco, dalla regione Molise e non dal Congo, nella legge regionale 37 del 1999, e mai modificata, e questo lo diciamo per evitare arrampicate sugli specchi da parte di chi si sente chiamato in causa da questo articolo. In questa legge si dice chiaramente che i compiti del cda e del Presidente sono “esclusivamente di indirizzo e programmazione, con definizione degli obiettivi aziendali e attività di controllo sul raggiungimento degli stessi”, mentre i compiti di gestione tecnica, finanziaria, amministrativa e contabile “sono di esclusiva competenza dei dirigenti e del direttore generale”. Ripetiamo che questa è una legge scritta dalla politica molisana e non dal Congo. Non solo, se non basta la legge regionale, c’è la famosa legge Bassanini, che non è il dittatore del Congo, ma è stato un ministro della Repubblica Italiana, che per ridefinire ruoli e competenze all’interno della pubblica amministrazione, ha scritto la legge che porta il suo nome, e, infatti, nelle leggi 142 del 1990 e 241 sempre del 1990, si legge che “gli organi amministrativi, essendo di nomina politica, hanno il solo potere di programmazione e verifica degli obiettivi assegnati, giammai di gestione”. Giammai di gestione scrive il legislatore, e per un motivo molto semplice, deve esserci una distinzione tra politica e amministrazione, altrimenti si entra nel gioco del controllore che è anche il controllato, quello che da oltre tre mesi sta succedendo a Molise Acque dove il Presidente fa anche il direttore generale. Infatti, in questo periodo l’avvocato Neri, preso dall’alto senso di responsabilità che gli è caduto addosso, fa di tutto, firma mandati di pagamento, dà incarichi a destra e a manca, assegna consulenze lautamente pagate, poi fa il presidente e va a riferire in Giunta regionale il lavoro svolto, da se stesso senza organo di controllo legittimo, essendo quelli esistenti contro legge e quindi illegali.