In Molise la Sinistra è morta. I partiti che si richiamano alla tradizione comunista e progressista sono rappresentati da figure che fanno della Sinistra un Cavallo di Troia dove si nascondono ambizioni, potere, privilegi.
Per dirla alla Montanelli, il naso non basta più: bisogna turarsi anche gli occhi e le orecchie. Parliamo della Sinistra molisana o, meglio, dei mezzani che fanno da garanti al matrimonio tra Paolo Frattura e i cittadini della Regione Molise. Frattura – e questo lo sa bene anche lui – di sinistra ha solo due cose: una mano e un piede, per il resto è un democristiano come tanti ce ne sono ancora in questa Regione. Se fosse sulla Settimana enigmistica insieme ad Angela Fusco, ad esempio, nessuno scorgerebbe un particolare diverso nel gioco “trova le differenze”. Detto questo, vorremmo occuparci di quella Sinistra al Sidol che tanto pare andar di moda in Molise. Quella, per capirci, che ogni tanto si da una passata di crema, come usava un tempo per i metalli col Sidol, e dopo aver gabellato per due giorni l’elettorato – i due giorni delle elezioni – torna a manifestarsi per quello che è: una pletora opaca e cupa di postulanti a caccia di prebende, potere e carriere a buon mercato. La Sinistra vera, per capirci, sta a questi signori come Galileo all’Inquisizione. E’ una Sinistra disposta a tutto, quella molisana, di osannatori a cottimo disposti a votare ogni cosa pur di restare asseggiolata alla propria poltrona: dalla gasazione di migliaia di lavoratori alla svendita ai privati della Sanità molisana.
Escludendo il PD, che sostanzialmente è un partito reazionario la cui reale identità è ben rappresentata da Matteo Renzi, due sono le figure che teoricamente (molto teoricamente) dovrebbero rappresentare la sinistra, come si dice?, alternativa in Consiglio regionale: Salvatore Ciocca, dei Comunisti italiani, e Domenico Ioffredi, detto Nico, per Sinistra ecologia e libertà.
Indebitamente sottratti all’agricoltura e alla gastronomia, comparti nei quali sarebbero stati dei campioni inarrivabili, i consiglieri regionali Ciocca e Ioffredi sono stati assegnati dal Presidente Frattura rispettivamente alla Protezione civile e Ricostruzione post sisma il primo e alla Cultura il secondo. Sta di fatto che la coppia in rosso, un duetto paradigmatico di quella sinistra ciarliera, salottiera e inconcludente – al Sidol, per capirci – che tanto va di moda in Italia, non perde giorno per lasciare ai posteri un traccia della propria vita felicemente minerale (in senso aureo) condotta in Consiglio regionale. Vita politica, s’intende. Negli ultimi due giorni, entrambi hanno trovato il modo per finire al centro dell’attenzione e della pubblica ilarità.
Il primo, Ciocca, è stato praticamente dimissionato dall’incarico di “delegato” da parte dell’Acem, l’associazione che riunisce i costruttori molisani. Mesi di chiacchiere inutili, di capriole e contorsionismi che tanto alla Protezione civile quanto alla Ricostruzione non hanno apportato nulla salvo la confusione che regna sovrana. L’Acem ha parlato di fallimento della Protezione civile, riferendosi alla Ricostruzione, chiedendo che la delega così generosamente e improvvidamente concessa da Frattura a Ciocca tornasse nelle mani del legittimo titolare, l’assessore ai Lavori pubblici Pierpaolo Nagni. Ovviamente, in una Regione di sordi nessuno ha udito la richiesta e Ciocca resta al suo posto. Hic manemibus optime, questo sembra dire come il centurione nella Storia romana di Tito Livio: “Qui resteremo benissimo”. E non v’è dubbio che a suon di dollaroni, Ciocca sta bene dove sta, a fare il consigliere regionale con la spilletta di Che Guevara al petto e investimenti per oltre quattrocentomila euro (pubblicamente dichiarati) in banche d’affari, tra cui la JP Morgan, espressione di quel turbo capitalismo globale che la Sinistra al Sidol combatte a chiacchiere e sostiene nei fatti.
Il secondo, Ioffredi, si è invece segnalato nel corso di una recente conferenza stampa per aver raggiunto un traguardo da ricordare in targhe di bronzo e cippi marmorei sistemati ad uso dei posteri all’uscita delle scuole e sulle facciate delle caserme. Dopo anni, decenni e secoli di attesa, finalmente il Molise ha un marchio attraverso il quale contraddistinguere i propri eventi culturali. In una intervista rilasciata nel corso del telegiornale della terza rete, Ioffredi ha di fatto ammesso quello che da tempo si sospettava: alla Regione, della Cultura e dintorni, non importa un fico secco. Infatti con i fichi lorsignori intendono celebrare le nozze di un settore che potrebbe essere fonte di lavoro e ricchezza. Solo cinquecentomila gli euro a disposizione di Ioffredi, come da lui stesso riferito. Praticamente nulla. Cinquecentomila euro, tanti ne investe il Molise in Cultura, quasi quanti Ciocca ne investe in Borsa.
Chiarito che ciascuno con i propri quattrini fa quel che crede e preso atto che per taluni il fatto di dichiararsi comunisti è un accidente, come la peste per don Ferrante nei Promessi sposi, va registrato un fallimento su tutta la linea della sinistra pseudo alternativa. Se c’è un marchio, per questa Sinistra, non è certo quello di Ioffredi, tanto bello quanto inutile, ma un altro: quello dell’infamia.
Poscritto. I consiglieri Ciocca e Iorffredi, dopo i nostri articoli, ci hanno privati della loro “amicizia” su Facebook. Ce ne faremo una ragione