Prosegue la telenovela che vede protagonista Salvatore Ciocca, consigliere regionale finito nell’occhio del ciclone per le attività di Protezione civile e ricostruzione post sisma a lui delegate dal presidente della Regione. Ciocca, con una nota sibillina, chiama pesantemente in causa Paolo Frattura e si spinge a parlare di ingerenze nella vicenda da parte di mandanti e attori occulti.
Con una nota che pare scritta con l’inchiostro del Cremlino, quello dei tempi cupi, il comunista Salvatore Ciocca, consigliere regionale delegato alla Protezione civile e alla Ricostruzione post sisma, ha fatto sapere che non ha alcuna intenzione di dimettersi come richiesto sia dall’Acem, l’associazione dei costruttori edili molisani, e dal Coordinamento dei lavoratori precari dell’Agenzia regionale di Protezione civile. Ma la notizia, quella vera, non è questa. Basta leggere attentamente la nota di Ciocca per capire come tra il consigliere delegato e il presidente della Regione sia in corso una vera e propria guerra.
Partiamo da un dato. Tanto l’Acem quanto il Coordinamento precari hanno parlato apertamente di un fallimento di Ciocca in relazione alle attività ad esso delegate. A questo suono di tamburi di guerra, potremmo dire con un ossimoro che ha fatto eco il silenzio assordante di Paolo di Laura Frattura. Il presidente della Regione si è ben guardato dal prendere le difese del proprio delegato. Ciocca non si è perso d’animo e, stretto tra la richiesta di dimissioni e il silenzio di Frattura, ha cercato di rianimare il proprio cadavere politico accendendo un barile di polvere da sparo proprio sotto al letto di Frattura. Il presidente della Regione dorme beato, come un bimbo con l’orsacchiotto in mano, ma ha poco da stare tranquillo. A disturbare il suo sonno c’è l’inquietante domanda posta da Ciocca nella sua nota: “Con il Governatore condivido anche questo avviso di sfratto – diramato dai soggetti menzionati di cui almeno due dichiaratamente appartenenti allo stesso schieramento politico di questo Governo regionale e al partito nel quale milita il presidente Frattura – oppure la bomba ad orologeria riguarda solo la mia persona, colpevole di aver percorso strade legali, senza favoritismi? Di certo io non ho paura dei cambiamenti. Tutti i soggetti coinvolti in questa querelle, anche gli attori occulti, possono affermare la stessa cosa?”. Queste le sue testuali parole.
Ora, a nessuno sfuggirà il messaggio in codice contenuto in queste righe al veleno, scritte nella più smaccata prosa in auge al Cremlino prima del colpo alla nuca. Il messaggio, decriptato, è molto semplice: la mia delega deriva da Frattura e a lui, solo a lui, “spettano le valutazioni sul mio operato”. Il silenzio di Frattura, per Ciocca, è un silenzio assenso. Farebbe quindi bene il presidente della Regione a far sapere ai molisani il proprio pensiero e la propria valutazione sull’operato del consigliere delegato Ciocca, perché se fino ad oggi il suo silenzio poteva essere letto come una presa di distanza oggi, alla luce della chiamata in causa fatta dallo stesso Ciocca, egli non può più tacere. Anche perché il discorso di Ciocca si spinge oltre. Con la retorica domanda: “con il Governatore condivido anche questo avviso di sfratto?”, il consigliere delegato fa capire che se deve andar via lui, la medesima sorte deve toccare anche Frattura. E poi, da vero capomastro della narrativa sovietica, Ciocca prova ad avvelenare i pozzi parlando esplicitamente di una “querelle” nella quale sarebbero coinvolti “attori occulti”. Si chiede, il consigliere dei Comunisti italiani: nelle “polemiche su di me, c’è qualche mandante nel centrosinistra?”. Con chi ce l’ha Ciocca? E perché qualcuno lo vorrebbe dimissionario? Forse, come lui stesso scrive, perché “colpevole di aver percorso strade legali, senza favoritismi?”.