Al termine di una seduta di sei ore, maggioranza e opposizione approvano un ordine del giorno comune sul tema delle biomasse. In realtà si tratta solo di una presa in giro ai danni dei molisani.
Se c’è un posto dove il facile diventa difficile attraverso l’inutile, quello è il Consiglio regionale del Molise. Ennesima assise beffa, quella che ai danni dei cittadini molisani ha visto lorsignori impegnati in due tra i temi che tengono banco in questi giorni: la Formazione professionale e la costruzione di centrali a biomasse nei comuni di Campochiaro e San Polo Matese.
Prima che l’assemblea si riunisse, fuori dall’orrendo palazzo che ospita il Consiglio e gli uffici dei Gruppi (una via di mezzo tra una caserma della Germania est e un orfanotrofio siberiano), entrambi le controparti interessate hanno manifestato con fischietti e striscioni di protesta. Dipendenti degli enti di formazione, amministratori e popolo del Matese hanno fatto sentire la propria voce che l’ineffabile Consiglio regionale del Molise ha immediatamente recepito. A modo suo, s’intende, perché in Molise la gente s’incazza in italiano ma alle orecchie della Casta la traduzione arriva immancabilmente in giapponese. Sulla Formazione professionale, una delle peggiori camorre regionali, ci riserviamo di scrivere nei prossimi giorni, quello che invece qui vogliamo trattare è la vicenda delle biomasse, perché su questo tema abbiamo assistito ad una delle sedute più raccapriccianti della storia istituzionale di questa Regione.
Andiamo per gradi. Le opposizioni, Movimento 5 Stelle e Centrodestra, riprendendo sostanzialmente una denuncia dell’allora leader di Costruire democrazia, Massimo Romano (diamo a Cesare quel che è di Cesare), hanno presentato per parti separate due mozioni tendenti a revocare l’autorizzazione alla costruzione di centrali a biomasse nell’area del Matese. Precisamente nei comuni di Campochiaro e San Polo Matese. Almeno una di queste due centrali, secondo le minoranze, sarebbe riconducibile al presidente della Regione, Paolo di Laura Frattura. Nello specifico quella riferita alla società Civitas di cui Frattura è stato socio in passato. Bene, cosa è accaduto? Delle due mozioni, entrambe tese ad impegnare Frattura alla revoca in autotutela delle autorizzazioni alla costruzione ricevute dall’allora dirigente del settore, Riccardo Tamburro, se n’è fatta una. In fondo, la riunione di due cose simili un senso ce l’ha. Quello a cui un senso manca, è nel resto di ciò che è accaduto.
Finita la discussione sulla mozione, ha preso la parola l’assessore Facciolla che, a nome del governo regionale (Frattura è a casa convalescente), ha evidenziato come il dispositivo della mozione fosse sbagliato laddove si impegnava il presidente della Regione a revocare in autotutela le determine dirigenziali. Secondo Facciolla, ciò sarebbe impossibile poiché solo il dirigente che le ha emanate può revocarle. Per superare l’empasse, il consigliere Cotugno propone l’iscrizione e la discussione di un ordine del giorno teso ad impegnare Frattura ad un coordinamento con la struttura della Regione Molise al fine di verificare se tali determine fossero nel giusto o meno. E’ qui, in questo ordine del giorno che trova la genesi il più grande e inciucio regionale, quello che dal Movimento 5 Stelle ai Comunisti italiani, tiene in piedi l’intero arco costituzionale molisano. Alla proposta di Cotugno segue una levata di scudi da parte delle opposizioni sino a quando il presidente del Consiglio regionale, Vincenzo Niro, decide di sospendere la seduta per due minuti che diventano un’ora e mezza, sollecitando un accordo tra le due parti divise in consiglio.
Bene, questo accordo, sottoscritto anche dal Movimento 5 Stelle a Rialzati Molise, passando per tutti i partiti presenti in Consiglio, diventa una mozione votata da tutti con la quale si marca una differenza. Nella prima, quella delle opposizioni, si impegnava Frattura a revocare le determine in autotutela. Nella seconda, sottoscritta da maggioranza e opposizione, si impegna Frattura a fare “tutto il possibile” per annullare le determine in questione. Ci sembra di vederlo Frattura, un giorno in Consiglio, con la testa tra le mani e dispensare questa frase ai presenti. “Ho fatto del mio meglio, tutto il possibile, ma non ci sono riuscito: ahimè le centrali si faranno”. Vedrete, finirà così, in barba agli abitanti del Matese che, a fine seduta, hanno pure applaudito alla più grande e inconsapevole inciuciopoli regionale.