Si è chiusa in cattedrale con la messa solenne Celestiniana, concelebrata dall’arcivescovo dell’Aquila, Pedrocchi, e dal vescovo di Isernia, Cibotti, la due giorni dedicata all’apertura del giubileo celestiniano. Ma chi era Celestino, il papa del gran rifiuto? Un santo che rinunciò al papato per il bene della chiesa, o un uomo mite ed umile eletto ad un incarico più grande di lui? È un dilemma che va avanti da secoli ed è ancora irrisolto. Anche se la chiesa, negli ultimi anni, ha rivalutato la portata storica della scelta di Celestino V, dandole l’aurea della santità. Chi era Celestino lo ha spiegato a Isernia, nell’aula magna dell’università, uno dei massimi storici della chiesa, padre Bernard Ardura, presidente del Pontificio comitato di scienze storiche. Si trattava di un eremita che, circondato dalla fama di santo, viveva su monte Fumone, era venerato soprattutto dalla povera gente e diventò papa a 80 anni, dopo il concilio di Perugia, durato ben due anni. Una scelta evidentemente di transizione perchè non era stato raggiunto nessun accordo tra le fazioni dei cardinali e mandare un ottantenne sul soglio di Pietro avrebbe significato rendere subito libero il papato. Anche se a questo ci pensò lo stesso Celestino che si dimise quasi immediatamente ma che scelta fu la sua? Una scelta coraggiosa, ha detto padre Ardura, della stessa portata storica di quella di Benedetto XVI. Probabilmente un altro papa che sarà dichiarato beato dopo la sua morte. (edigaetano)