Partito di lotta e di governo.Così Enrico Berlinguer amava definire il suo Partito Comunista e oggi, praticamente, siamo allo stesso punto.Il Partito Democratico di Renzi è pur sempre anche il partito di Bersani, Civati, Fassina e Cuperlo, oltre che Epifani e D’Alema.Ragion per cui la plastica rappresentazione di un partito ambivalente e presente su tutte le ruote è quanto mai calzante per la situazione odierna.Un giorno che vede il partito diviso tra chi si è messo in corteo, a Roma, dietro alla Camusso, per non spezzare i legami culturali e politici con l’area di appartenenza e chi, invece, ha scelto di salire di corsa sul carro dei vincenti. Per spiegarci meglio, il carro di Matteo Renzi che oggi a Firenze, alla stazione Leopolda, ha organizzato la manifestazione annuale della sua fondazione.Ma se la scelta che hanno fatto i nomi pesanti della politica nazionale è su tutti i notiziari del giorno, pochi sanno cosa hanno fatto i vertici molisani del Partito Democratico.Un rapido giro di telefonate ci ha permesso di fare una sintesi forse brutale, ma efficace. A parte la Venittelli, che ha detto chiaro e tondo che lei sarebbe andata a Firenze, gli altri pezzi grossi del Pd molisano hanno scelto di non scegliere.Ovvero, hanno preferito evitare imbarazzanti decisioni e così hanno scelto di restare in Molise. Ruta a Campobasso, Leva a Isernia e la Fanelli a Riccia.Danilo Leva, che, per la sua non scelta, è stato intervistato anche dal quotidiano La Stampa, ha detto di aver deciso così perchè, in quanto parlamentare di un gruppo che sostiene il governo, non se la sarebbe sentita di manifestare contro il governo. Né se la sarebbe sentita di andare a Firenze perchè lui non è Renziano, infatti è Bersaniano.Sulla stessa linea anche Roberto Ruta: no a Roma perchè non si sfila contro un governo che si sostiene in parlamento e no a Firenze perchè lui, il senatore molisano, non è di quella parrocchia, ovvero un Renziano.Fanelli, Renziana e Leopoldiana della prima ora, ha disertato anch’essa la stazione fiorentina, ma qui ci sono impegni familiari che l’hanno trattenuta, altrimenti, come ha detto lei stessa avrei sicuramente partecipato con entusiasmo.Insomma e in conclusione, solo la Venittelli ha staccato il biglietto per Firenze ma dopo il viaggio in Corea con Razzi e Salvini, quella in Toscana è stata né più, né meno che una gita fuori porta per la deputata termolese del Pd.