Si ripete puntuale, anche quest’anno, la parata di una classe politica inconcludente che ogni anno si ritrova a commemorare le vittime del sisma di San Giuliano di Puglia. Un rito falso e bugiardo che nasconde il dramma di chi, a dodici anni di distanza da quel tragico evento, vive ancora dentro le baraccopoli in legno.
Le ghigne e i musi delle iene in loden, anche quest’anno si esibiranno all’annuale commemorazione per le vittime di San Giuliano di Puglia. Compatti come la Muraglia cinese, e schermati dall’immancabile espressione da tagliola,  lorsignori passeranno dalla cerimonia in Consiglio regionale alla commemorazione sul luogo della tragedia. Ancora una volta, anche quest’anno, ventisette anime di bambini innocenti e quella della loro maestra, verranno uccise due volte. La prima allora, il 31 ottobre 2002, in un mattino di nuvole e luce, quando per un sisma venne giù come fosse di cartapesta la scuola Jovine; la seconda morte, tutti gli anni, in quel medesimo giorno, davanti alla parata dell’ipocrisia, dell’inconcludenza, del cinismo e della vanagloria messa in scena dalla classe politica locale. Quella di ieri e quella di oggi, tra le cui due non v‘è nessuna differenza quanto certe di bronzo gravi e solenni.
La morte di quelle povere creature, non ci stancheremo mai di ripeterlo, è alla base di carriere politiche, di arricchimenti spaventosi, di ricostruzioni fasulle di stalle sgretolate da trent’anni e trasformate in ville; di mostruose menzogne raccontate da cittadini abbuffini ai tecnici abbuffini, da tecnici manigoldi a manigoldi della politica e delle imprese. Quel terremoto, infinitesimamente piccolo per tutto il mondo ma terribilmente grande per questa Regione edificata sul fieno e l’argilla, è diventato sin da subito un ciclopico affare dinanzi al quale impallidirebbero finanche gli sciacalli che ridevano al telefono nella notte de L’Aquila. Prova ne sia che oggi, a dodici anni da quella mattina di nuvole e luce, centinaia di persone sono ancora costrette a vivere in baraccopoli, con la ricostruzione complessiva ferma al 40%. Solo il territorio di San Giuliano di Puglia è stato ricostruito completamente. Una vergogna, anche quest’ultima. San Giuliano, vista oggi, sembra Las Vegas, a partire dalla ricostruzione della scuola Jovine, una cattedrale nel deserto, un moloch edificato nella convinzione malata e bugiarda che forse tanto più grande sorgesse quel monumento all’impunità , tanto più aumentasse la possibilità di riportare in vita chi se n’era andato.
Quanto è successo dopo quel terribile giorno, porta indelebili le impronte digitali della politica e del malaffare. In quella mattina di nuvole e luce, su quelle ventotto vite è passata l’ala spettrale della morte. Da quel momento, sulla loro memoria, è passata l’ala raccapricciante degli avvoltoi. A San Giuliano la classe politica dovrebbe andare solo per due ragioni, per vergognarsi e chiedere perdono.