Non si placa il senso collettivo di ribellione davanti alla vicenda biomasse. Archiviato il tema della costruzione, si è immediatamente aperto il fronte del risarcimento. Otto milioni e mezzo di euro, questa la folle cifra che circola. Un fatto che se venisse confermato
Con l’espressione tipica che hanno gli agrari quando hanno venduto il vitello, gioiosa e rubizza, c’immaginiamo stiano quelli della Civitas alla notizia del provvedimento che revoca l’autorizzazione a costruire la Centrale a biomasse prevista nell’area matesina. Otto milioni e mezzo di euro, questa la surreale notizia relativa al risarcimento che gli interessati si apprestano a chiedere. Se possiamo, se ci è lorsignori ce lo permettono, oltre al risarcimento noi vorremmo aggiungere un’altra cosa: il conferimento di una medaglia di bronzo. Perché non si può lasciare senza un riconoscimento al valore civile chi pretende, con due colpi di ruspa, di portarsi a casa tanti quattrini.
La questione, come in Consiglio regionale hanno evidenziato solo quelli del Movimento 5 Stelle, non è di lana caprina. E’ un fatto sostanziale che rischia di dissanguare ulteriormente le già esangui casse della gloriosa Regione Molise. La Giunta regionale ha scelto il percorso della revoca in luogo dell’annullamento in autotutela. Nella pratica le due cose producono effetti diametralmente opposti: un possibile risarcimento milionario nel primo caso, una sorta di pacca sulla spalla nel secondo caso.
Ma il punto non è questo. Quello che ci pare di vedere, in queste ore, è che la toppa messa alla faccenda biomasse stia diventando peggiore del buco. Allora va detto subito chiaro e tondo, indipendentemente da ciò che faranno quelli della Civitas, che sono liberi di agire dove meglio credono e chiedere ciò che meglio desiderano, che se la Regione domani dovesse pagare un risarcimento del genere ci troveremmo davanti ad un vero e proprio atto di saccheggio a carico dei cittadini molisani rispetto al quale non si potrebbe restare indifferenti e fermi. Con tutto quello che ci tocca vedere e sopportare, con centinaia di lavoratori per strada, famiglie ridotte sul lastrico, file alla mensa dei poveri, disperati in coda alla Caritas, anche un solo centesimo di risarcimento danni per questa vicenda grottesca e inquietante, nata dall’incapacità e miopia della politica, giustificherebbe un atto di ribellione collettiva quale potrebbe essere l’obiezione fiscale. Davanti alla possibilità concreta di vedere in giro degli effendi, dei sultani che spendono e spandono con i quattrini dei molisani, quelli regalati da una classe politica di incapaci, il gesto estremo di non versare un centesimo alle casse regionali avrebbe più che una ragion d’essere.
Un risarcimento, a nostro modo di vedere, andrebbe comunque dato, ma ai molisani. Se non altro per costruire a Campochiaro un monumento. Un monumento ai caduti, perché sul Matese lorsignori hanno ucciso la logica e la ragione. Ma finirà diversamente, come nella canzone di Rino Gaetano (“Spendi spandi effendi”)con gli effendi che continueranno a spandere e spendere e i molisani, se ci capite, sdraiati – se ci capite –“sul cofano all’autosalone”.