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sabato, Dicembre 21, 2024

Piedi d’argilla e spionaggio in caserma, assolti quattro carabinieri

AperturaPiedi d'argilla e spionaggio in caserma, assolti quattro carabinieri

Con l’assoluzione del maresciallo Alberto Prata, difeso dall’avvocato Franco La Cava, si è definitivamente chiuso, davanti alla Corte d’appello militare di Roma, il filone dell’inchiesta Piedi d’argilla che riguardava un singolare caso di cospirazione, spionaggio e ricatti a luci rosse, che si sarebbe sviluppato all’interno della caserma dei carabinieri di Venafro, proprio all’epoca delle clamorose indagini sui lavori della variante, che partarono anche al sequestro del primo lotto dell’autostrada Termoli-San Vittore.
Le indagini su Piedi d’argilla erano affidate ai carabinieri di Venafro, guidati dal capitano Bandelli. E fu proprio Bandelli ad accusare quattro tra i suoi collaboratori di cospirare contro di lui, ostacolando le stesse indagini.
Gli elementi raccolti furono sufficienti a chiedere e ottenere il rinvio a giudizio dei quattro sottoufficiali, con il pm che aveva chiesto per tutti quattro anni e sei mesi.
Secondo l’accusa, i quattro imputati, Alessandro De Filippo, Donato Di Napoli, Alberto Prata e Giuseppe Rocchio, si erano organizzati per impedire l’esercizio dei poteri del loro comandante, attraverso la delegittimazione sua e dei suoi più stretti collaboratori.
Lo avrebbero fatto, accordandosi con un testimone per parlare, in sede di interrogatorio, di una relazione extraconiugale della moglie del comandante, che avrebbe rivelato notizie riguardanti le indagini svolte dal marito e coperte dal segreto istruttorio.
Inoltre secondo l’accusa, i quattro si sarebbero accordati tra loro anche per minacciare altri due carabinieri, al fine di farli testimoniare contro Bandelli. Se non lo avessero fatto, avrebbero svelato gli imbarazzanti segreti di entrambi. Insomma una spy story contorta e senza dubbio sconcertante, visto che la trama si era sviluppata all’interno di una caserma dell’Arma. Ma già nel corso del dibattimento, svoltosi davanti al tribunale militare di Napoli, i quattro carabinieri erano riusciti a dimostrare che tutte le accuse nei loro confronti erano da considerarsi non corrispondenti a realtà, con tanto di assoluzione piena perché il fatto non sussisteva.
Comunque la procura militare aveva fatto ricorso alla Corte militare d’appello di Roma solo contro l’assoluzione di Alberto Prata.
Ieri l’ultimo atto di questa storia inquietante, Il massimo grado della giustizia militare ha infatti respinto il ricorso assolvendo definitivamente anche Alberto Prata, difeso dall’avvocato Franco La Cava, che ha espresso tutta la sua soddisfazione, affermando che finalmente giustizia è stata fatta e l’onore dei quattro rappresentanti dell’arma dei carabinieri è stato così rispristinato.

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