L’inchiesta del Giornale del Molise sul mancato pagamento della Cassa integrazione in deroga prosegue con la testimonianza di una famiglia monoreddito vittima dei ritardi e delle inefficienze regionali. Dall’assessore Petraroia ancora nessuna novità e nessuna soluzione. Continua, intanto, il silenzio dei sindacati.
Tre figli: dodici, nove e tre anni. Famiglia monoreddito, moglie disoccupata, lui in cassa integrazione in deroga a zero ore. Anche lui, insieme ad altre duecento ottantuno persone, in attesa di ricevere quei soldi che l’assessorato retto da Michele Petraroia non è riuscito e non riesce ancora a pagare a causa di una agghiacciante catena di superficialità. Una terrificante sequenza di capriole che nasconde miopie politiche e giostre da burocrati. Cose che dovevano essere fatte e che non sono state fatte, da una parte; cose che sono state fatte e sono state fatte in maniera tardiva e sbagliata, dall’altra. Sta di fatto che il bianco Natale, quello della fottuta canzoncina che ci cantano in televisione come se fossimo tutti felici e in festa, per questa famiglia, e per altre duecento ottantuno (limitatamente alla vicenda che trattiamo), sarà un Natale nero. Anzi, nerissimo. E questo grazie a lorsignori che da sinistra governano questa Regione questa Nazione.
Quella che raccontiamo è una storia vera e cruda. Siamo in basso Molise, a Termoli per la precisione. L’azienda a cui appartiene la persona interessata, opera nel settore del mobile ed ha più dipendenti tutti nella medesima situazione di cassa integrazione, figli e famiglie da mantenere. Il protagonista della nostra storia è un falegname. Quarant’anni lui, trentanove la moglie. Un mondo in cammino, una comunità domestica a cui le inefficienze, la noncuranza, le natiche al caldo da reddito politico e da posto fisso, stanno sottraendo ciò che legittimamente è atteso e tocca. Tre figli, di cui due in età scolare e uno in età infantile, significano cose essenziali: cibo, cure mediche, vestiti, libri per la scuola e, perché no?, anche un gioco, un giocattolo, un’ora di palestra o uno di scuola di musica. Questa è la vita: questa è la vita delle persone semplici a cui i novelli governanti non sanno dare risposte. Questa è la vita di bambini che sono uguali a tutti gli altri bambini, perché i figli dei Cristi schiodati non valgono meno di quelli dei politici e della pletora di sfaccendati e strapagati che passano ore intere negli uffici regionali al caldo dei radiatori in inverno e al fresco dei condizionatori in estate. Petraroia è a questa gente che deve dare risposte precise e non vaghezze e chiacchiere. Fare l’assessore al lavoro, non è un obbligo, così come non lo è fare il politico. Forse l’ex capo della Cgil dovrebbe fare un esame di coscienza, trarne le debite conclusioni e togliere il disturbo. Le gente è stufa di vendere la catenina del battesimo ai Compro oro per comprare il latte ai figli mentre i politici regionali viaggiano alla media di migliaia di euro al mese.
La nostra inchiesta sul mancato pagamento della Cassa integrazione in deroga andrà avanti, sino a quando non sarà stato liquidato fino all’ultimo centesimo. Lorsignori possono star certi che non molleremo di un millimetro. Anzi, questa storia che abbiamo raccontato ci induce a specializzarci da qui in avanti in un settore, quello della cronaca sindacale (a proposito, sulla vicenda continuano a tacere tutti i sindacati) e del lavoro. Certo, dovremo turarci il naso per evitare il voltastomaco, ma non ci tireremo certo indietro. Noi questa nostra professione la interpretiamo alla Fallaci: “Essere giornalista per me significa essere disubbidiente. Ed essere disubbidiente per me significa, tra l’altro, stare all’opposizione. Per stare all’opposizione bisogna dire la verità. E la verità è sempre il contrario di ciò che ci viene detto”.