Come la Fenice l’Ittierre tenta di risorgere un’altra volta dalle sue ceneri.
Un’operazione industriale complessa che ha visto in campo impegnato in prima persona l’assessore regionale Massimiliano Scarabeo, affiancato da Lucio Di Gaetano, per conto della vecchia Ittierre, e dal giovane manager Romolo D’Orazio, anche lui un ex-dirigente della vecchia Ittierre, che si è adoperato per trovare sul mercato gli imprenditori interessati a un possibile sbarco in Molise.
Si parla di complessità perchè, come ha spiegato l’assessore Scarabeo, la complicata e delicata strada da percorrere, per salvare quanti più posti di lavoro possibile, è quella della vendita di Oti a un nuovo investitore, dotato della liquidità necessaria a soddisfare le garanzie chieste dal giudice Vassallo del tribunale di Isernia.
Per ora le manifestazioni d’interesse a un’eventuale acquisto della Oti sarebbero già tre: la prima è quella di Ikf, che già ci aveva provato la prima volta, si tratta i un”investment company specializzata in ristrutturazioni aziendali che fa capo all’azionista di riferimento e presidente, Mario Galetti.
Poi c’è l’Europa Investimenti, un’altra società di Milano, come la Ikf, e, infine, Donato Ammaturo, un petroliere napoletano che ha interessi nella moda e già produce il marchio Frankie Morello. Insomma tre ottime offerte che davvero fanno pensare a un possibile miracolo: il nuovo salvataggio dell’Ittierre.
Determinante sarà l’esito della due diligence, ma anche l’eventuale nulla osta dei due tribunali competenti (quello di Isernia e quello di Milano), visto che Oti è nei fatti inadempiente: avrebbe dovuto far ripartire Ittierre, mentre l’arresto dell’imprenditore Antonio Rosati, a cui fa capo il 51% di Oti, con l’accusa di frode fiscale, e il fallimento della Albisetti di Antonio Bianchi, l’imprenditore comasco a cui faceva capo Ittierre, e che ha il 49% di Oti, hanno provocato un brusco stop prima ancora della effettiva riapertura dei cancelli.