Oramai la domanda che, più di tutte, l’opinione pubblica regionale rivolge, a se stessa, per lo più, ma senza risposte, è: perchè parlamentari del calibro di Ruta, Leva, Venittelli continuano a stare zitti? Perchè la Fanelli volta la testa dall’altra parte?
La questione morale, da sempre è stata una delle bandiere della sinistra, ha motivato manifestazioni, cortei, proteste e anche ribellioni. Ma in Molise tutto questo non accade. L’imbarazzante posizione del presidente Frattura, prima imprenditore e poi governatore, prima di destra e poi di sinistra, non provoca alcuna reazione, neanche di facciata.
Tutti zitti, nel silenzio più assoluto, sperando, forse che passi la nottata, come diceva Eduardo.
Ma la notte non passa, anzi il cielo resta buio sul nostro Molise. Una regione dissestata, disarticolata, senza strade, senza ferrovie, senza sanità funzionanti, senza lavoro e senza speranze.
La sinistra che dovrebbe rappresentare l’anelito al cambiamento, per dna o composizione cromosomica, come dir si voglia, vegeta in un silenzio assordante, consentendo che si parli di soldi da spendere per biomasse e metropolitana in una terra con i collegamenti e i tassi di disoccupazione da terzo mondo. Gli unici sussulti sembrano arrivare da chi, come Lucio Pastore, in difesa della sanità pubblica, già si vede a capo di una sua Syriza molisana, oppure da chi, come Gigino D’Angelo, pensa a porre dei paletti. A fare la differenza. A dire no ai comitati d’affari. Almeno loro.