L’ospedale di Isernia non si tocca, questo il messaggio lanciato con una manifestazione popolare che ha fatto ricordare le proteste per l’istituzione della provincia.
Anche allora, e sono passati cinquanta anni, gli isernini capirono che bisognava scendere in piazza.
Ed è così pure oggi, nessuno aiuterà Isernia, se non se stessa, bisogna darsi da fare oppure, nel giro di qualche mese, il Ferdinando Veneziale sarà declassato e trasformato poco più che in un poliambulatorio. Spariranno cardiologia, ostetricia, neurologia e quasi tutte le specializzazioni, resterà solo il pronto soccorso, con la medicina d’urgenza, per tutto il resto bisognerà andare a Campobasso o fuori regione, comprese le nascite. A Isernia non nascerebbero più bambini, se non ci sarà una deroga al decreto Balduzzi, quella deroga che Frattura non ha chiesto, accettando colpevolmente la cancellazione della sanità pubblica molisana. E per svegliare Isernia c’è voluto uno che non è neanche di Isernia, ma benvoluto da tutti gli isernini che si riconsocono in lui e lo appoggiano, Lucio Pastore ex primario del pronto soccorso, epurato per motivi politici, animatore e ideatore di una manifestazione riuscitissima, con un migliaio di persone che ha invaso prima piazza Stazione, poi il Corso, via XXIV Maggio e infine piazza Celestino V. Al fianco di Pastore anche tutti i medici della provincia con il loro presidente. Presente anche la politica, con Danilo Leva, Luigi Mazzuto e tanti altri, tra cui il sindaco di Isernia, anche se Luigi Brasiello è stato molto diplomatico e attento a non esporsi più di tanto. L’impressione è che la manifestazione di Isernia evocando la piazza stia dando molto fastidio a chi, come Frattura o la Fanelli, vuole mettere il coperchio a qualunque tipo di dissenso e così, nell’occasione il sindaco ha preferito volare basso. Più vivace la partecipazione della minoranza che con Gianni Fantozzi non ha avuto remore ad attribuire le responsabilità al governo regionale.