Dopo quasi 8 anni di agonia è morto nella sua casa di Guglionesi, assistito dalla sorella, Saiffedine Chaffar il giovane tunisino ridotto a uno stato semi vegetativo dopo un’aggressione subita in un bar. A ridurlo così, nel 2007, calci e pugni così violenti da spedirlo in coma. Al suo risveglio un danno neurologico irreversibile e l’invalidità. Era il 4 novembre e alla base del litigio c’erano questioni di lavoro. Il giovane che all’epoca aveva 30 anni aveva raccolto le olive nei campi di proprietà del gestore del locale e rivendicava il pagamento delle giornate di lavoro. Di fronte al rifiuto del barista era scoppiata la lite. Il risveglio dal coma per Saiffedine è l’inizio del calvario, non è più autonomo, incapace di svolgere i gesti quotidiani come lavarsi e mangiare. “Danni neurologici permanenti” è la diagnosi scritta sulla sua cartella clinica. Nonostante le terapie e i tentativi di riabilitazione le sue condizioni sono peggiorate sempre di più mese dopo mese fino a inchiodarlo in un letto dal quale non si è più rialzato. Per quel pestaggio proprio pochi giorni fa la Corte d’Appello di Campobasso ha condannato per lesioni gravissime a due anni e 10 mesi l’ex gestore del locale Rosario Renzetti, assolvendo invece il fratello Michele, guardia penitenziaria ora in pensione, e che in primo grado era stato condannato a sette anni. Ma ora l’accusa potrebbe trasformarsi anche in omicidio. Saiffedine tanti anni fa era arrivato a Guglionesi dove aveva raggiunto la sorella con la speranza di una vita migliore. Qui invece ha trovato sofferenza, ingiustizie e ora anche la morte. I funerali si svolgeranno in Tunisia, dove il corpo del giovane verrà seppellito.