Si respira nuova aria alla Fiat di Termoli. La produzione di due nuovi motori, l’investimento di mezzo miliardo di euro, le imminenti assunzioni annunciate da Sergio Marchionne hanno dato nuova linfa alle speranze dei lavoratori, premiati -sono state le parole del numero uno di Fiat Chrysler – per la competenza, la laboriosità, l’impegno. Marchionne nel suo discorso ha ricordato anche il difficile momento dell’alluvione del 2003 e la capacità degli operai di rimettere in piedi la fabbrica. Una fabbrica, tra le poche al mondo, a produrre sia motori che trasmissioni, che dimostra grande flessibilità. E che dal 1972 ad oggi ha sfornato venti milioni di propulsori e oltre tredici milioni di cambi. I dipendenti attuali sono 2.400 di cui il 94 per cento sono molisani. “Gli annunci di ieri hanno avuto un effetto dirompente perché è tanta la disperazione tra la gente” è il commento a caldo di Riccardo Mascolo, segretario regionale della Fim Cisl. “E’ vero è stata posata la prima macchina del nuovo impianto ma credo che solo con il nuovo anno vedremo concretizzarsi il piano. Il fatto che nel giro di un anno Marchionne sia venuto due volte a Termoli mostra sicuramente un’attenzione verso il nostro stabilimento e questo va interpretato positivamente, ma restiamo comunque con i piedi per terra” ha dichiarato Mascolo. “Siamo pronti per questa nuova sfida ribadendo che il merito di tutto ciò va alle maestranze di questo territorio” è il commento di Giovanni Mercogliano della Fismic. Soddisfatto anche Antonio Di Pardo, segretario regionale della Uil pensionati. “E un’occasione unica e premia il lavoro svolto in questi anni, un riconoscimento va non solo ai lavoratori ma anche ai dirigenti che hanno saputo cogliere questo momento”. Toni meno trionfalistici invece per il segretario provinciale Si-Cobas Andrea Di Paolo che spiega come 200mila motori fino al 2018 sono pochi, considerando che sono numeri che a Termoli 3 vengono raggiunti in sette mesi e ricorda anche i 300 giovani che qualche anno fa erano stati tenuti in campana con l’illusione diessere assunti e che sono ancora a casa.